Macerata, licenziamento per otto maestre senza laurea

Respinti i ricorsi, il ministero dell’Istruzione prova a metterci una pezza

Una classe delle elementari (foto d'archivio Ravaglia)

Una classe delle elementari (foto d'archivio Ravaglia)

Macerata, 29 novembre 2019 - Otto insegnanti che lavorano in scuole dell’infanzia e primaria della provincia, alcune di ruolo, altre con contratto annuale, sono state licenziate, dopo aver ricevuto la sentenza negativa rispetto al ricorso che avevano presentato. E altre insegnanti rischiano la stessa sorte, man mano che arriveranno le bocciature dei ricorsi. Anche perché la linea che l’ufficio scolastico regionale ha indicato ai dirigenti, in autotutela, è di procedere coi licenziamenti. Sono gli effetti del pronunciamento con il quale il Consiglio di Stato, nel dicembre 2017, aveva escluso dalle Gae (Graduatorie ad esaurimento, uno dei i canali per l’accesso al ruolo, ma anche per ottenere un incarico annuale) le maestre con diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002.

Il problema è nato dal fatto che sono state inserite nelle Gae candidati in possesso solo del diploma magistrale, visto che questo era abilitante. Poi, però, per accedere all’insegnamento come maestri è stata richiesta la laurea in Scienze della formazione e molti che hanno conseguito la laurea si sono visti scavalcare dai diplomati. Ne è nata una controversia che ha portato ad inserire i diplomati nelle Gae, o alla loro assunzione in ruolo, con riserva.

Nella primavera dello scorso anno, poi, l’Avvocatura dello Stato espresse il proprio parere in sintonia con il Consiglio di Stato. Sotto la pressione delle organizzazioni sindacali, nel luglio 2018 il governo varò un provvedimento che garantiva la continuità per l’anno scolastico 2018-2019 a chi era stato assunto, rimandando la soluzione definitiva del problema a successivi provvedimenti. Poi, però, finito l’anno scolastico e scattata la crisi di governo, la situazione è tornata in sospeso, tanto che ministero dell’Istruzione e sindacati hanno raggiunto un’intesa, circa un mese fa, in base alla quale chi ha ricevuto la sentenza negativa al ricorso presentato potrà continuare a lavorare con contratti sino al 30 giugno 2020, mentre coloro che avrebbero avuto diritto all’immissione in ruolo vedranno salvaguardati i diritti derivanti dalle posizioni occupate legittimamente nelle graduatorie. Il fatto è che il testo dell’intesa dovrebbe essere inserito nel decreto scuola, ancora in discussione in Parlamento.

Intanto, però, la linea è quella di procedere ai licenziamenti, rischiando di gettare la scuola nel caos. Non solo perché, comunque, i vuoti che si aprono vanno coperti, ma anche perché si rischia di rompere la continuità didattica, fatto ancor più rilevante se si considera che sono coinvolti anche insegnanti di sostegno, che seguono allievi disabili. E, poi, i licenziati sono anche persone già assunte in ruolo e che hanno superato l’anno di prova, essendo dunque stati riconosciuti dallo Stato pronti a fare gli insegnanti. Una matassa ingarbugliata che appare ancora difficile da dipanare.