"Listini ritoccati, siamo costretti"

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"Il grano per ora non è mai mancato, ma il costo è raddoppiato". A parlare è Luigi Donnari, titolare insieme alla moglie de "La Pasta di Aldo" a Monte San Giusto. "Se prima la semola stava a 60 centesimi al chilo – spiega Donnari (nella foto) –, ora sta a 1 euro e più. Usiamo prodotti di qualità, semola di grano duro. Prima di Natale temevo che il prodotto potesse scarseggiare e invece non è stato così. Però sono saliti i prezzi di tutti i materiali: abbiamo registrato tre aumenti degli imballaggi in poco tempo, è cresciuto il costo della carta e anche quello delle uova (essendo stati incrementati anche i costi per l’alimentazione delle galline). A novembre siamo stati costretti a ritoccare lievemente il listino prezzi e a inizio 2022 c’è stato un ulteriore ritocco, mai però adeguato agli aumenti che subiamo perché altrimenti i prezzi diventerebbero proibitivi. In questa stagione se andiamo in pareggio siamo fortunati; stranamente è aumentato anche il consumo del prodotto. Cerchiamo di stare a galla". "La Pasta di Aldo" conta dieci dipendenti; l’azienda lavora con grano e semola italiani, per lo più locali. "Se la raccolta sarà inferiore al passato – aggiunge Luigi –, sarà bassa a causa della siccità, il settore sarà ancora più dipendente dall’importazione". La sua ditta esporta circa il 60% dei prodotti all’estero, su 30 Paesi e l’export è in crescita sia in Europa che in Italia. "Il grano duro non viene dalle zone di guerra – precisa il titolare – ma è colpito comunque dall’inflazione. Se prima della pandemia un container per il trasporto costava 1.500 euro per gli Stati Uniti, dopo è salito a 2.000. Oppure se prima pagavamo 2.000 euro al mese per l’energia, ora ne sborsiamo seimila. Il mercato è impazzito: probabilmente si stabilizzerà, sperando che a pagare non sia il consumatore finale. Oppure va rivisto il costo del lavoro. Entro fine anno dovranno arrivare risposte".

l. g.