Luchetti collabora con la procura Un’ora e mezza per fare i nomi

Nuovo interrogatorio per l’infermiere accusato di aver organizzato finte iniezioni in cambio di soldi. Si allarga la platea delle persone coinvolte: l’arrestato ha fornito dettagli sul raggiro del Paolinelli

Migration

di Marina Verdenelli

Se lui era solo un anello della catena, allora anche altri avrebbero spinto per ottenere e far ottenere un finto vaccino che apriva le porte al Green pass rinforzato chiesto soprattutto per lavorare. Dopo la confessione resa giovedì al gip Carlo Masini, l’infermiere Emanuele Luchetti ieri è stato di nuovo interrogato, questa volta dal pubblico ministero Ruggiero Dicuonzo che sta coordinando le indagini dell’inchiesta "Euro Green Pass". Un’ora e mezza sotto torchio, in un’aula al quinto piano del tribunale di Ancona dove è arrivato alle 13.30, scortato dalla polizia penitenziaria.

Il volto serio, provato dal sonno perduto, scarpe da tennis e giubbotto firmato, sotto braccio l’ordinanza di custodia cautelare che lunedì lo ha portato in arresto e dritto dritto in carcere con l’accusa di corruzione, peculato, falso ideologico e istigazione alla corruzione. Sulle dichiarazioni rese al gip – quelle dove ha chiarito "non sono di certo l’organizzatore" –, la Procura ha voluto approfondire e per questo ha chiesto di sentirlo alla presenza del suo legale, l’avvocato Marta Balestra. Luchetti sta collaborando e ha fornito al pm tutte le informazioni possibili e atte a dimostrare come il sistema messo in piedi aveva più responsabili fino a stringerlo in una morsa di non ritorno. Un cerchio destinato ad allargarsi che potrebbe presto portare ad altri provvedimenti rilevanti, aumentando anche la platea di possibili coinvolti e indagati. L’infermiere avrebbe dettagliato le circostanze in parte emerse nel provvedimento cautelare, che tira in ballo i quattro intermediari, l’avvocato Gabriele Galeazzi, il ristoratore civitanovese Daneiele Mecozzi, un imprenditore e una banconiera di supermercato, anche loro arrestati ma ai domiciliari, dove la catena di cui lui parla prende forma.

Oltre a un ex primario del centro di salute mentale dove l’infermiere era dipendente, e che gli avrebbe indirizzato un dermatologo e la moglie per fare il finto vaccino, c’è anche il suo professore osteopata che gli avrebbe mandato all’hub del Paolinelli una coppia, lei pugliese e lui piemontese, e addirittura il fratello. Emerge anche nelle 200 pagine dell’ordinanza del gip, dove il medico Carlo Miglietta, quello che poi lo ha denunciato alla polizia fingendo di reggergli il giochetto mentre lo registrava per avere prove del malfatto, cita la coppia sostenendo che a detta di Luchetti "gli erano stati inviati dal suo professore di osteopatia". E spunta anche una palestra, in una delle prime registrazioni fatte da Miglietta per la polizia, dove l’infermiere dice "loro vanno in una palestra, questa palestra, lei mi ha dato eventualmente due nominativi, allora io gli ho detto va bè, che gente è? È sempre gente".