"Maltrattamenti a una ragazzina autistica" Arrestate insegnante di sostegno e assistente

"Vessazioni, schiaffi, urla e minacce". Indagini partite dalla segnalazione di una tirocinante: docente e operatrice ai domiciliari

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di Paola Pagnanelli

Aveva diritto al massimo dell’assistenza, per via della forma di autismo da cui era affetta, e invece si sarebbe ritrovata ignorata, insultata, offesa e persino picchiata dalle due persone alle quali era stata affidata. Ma da venerdì le due donne, Alessia Cingolani, insegnante di sostegno, e Marta Morroto, assistente alle comunicazioni e all’autonomia, sono agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti aggravati. A fare partire le indagini è stata, nel mese di marzo, una giovane tirocinante. Dopo avere visto che cosa accadeva con una studentessa, la tirocinante avrebbe fatto alcune registrazioni audio con il cellulare e poi le avrebbe fatte ascoltare al dirigente dell’istituto "Filelfo" di Tolentino. Il dirigente aveva segnalato il caso ai carabinieri, e così erano partite le indagini, condotte dal nucleo operativo dei carabinieri di Tolentino con la collaborazione del reparto operativo di Macerata. "Ogni giorno – ha spiegato il colonnello Massimiliano Mengasini, comandante del reparto operativo – questa ragazza a scuola riceveva insulti, offese, minacce, urla, denigrazioni per la sua disabilità e persino schiaffi. In teoria, gli studenti disabili dovrebbero seguire le lezioni in classe, per la loro integrazione. In questo caso, invece, la ragazza era sempre portata in un’altra aula, sola con l’insegnante di sostegno e con l’assistente". La ragazza, per il suo livello di disabilità, aveva diritto non solo al massimo di ore con il sostegno, ma anche a una persona in più per aiutarla: la scuola aveva fatto la richiesta al Comune, che tramite una cooperativa le aveva assegnato Marta Morroto. "Quando erano sole con la studentessa – ha proseguito il colonnello Mengasini –, le due spesso la ignoravano, guardando il cellulare o compilando dei moduli oppure leggendo altre cose. Oppure si rivolgevano a lei con bestemmie, espressioni in dialetto e volgarità. Le dicevano che era inutile per lei andare a scuola, perché poteva soltanto stare in un istituto anche per via del suo carattere impossibile. Come se le persone con disturbi cognitivi non potessero vivere in società. Poi la minacciavano di buttarle la merenda se non si fosse comportata bene, o di buttarle il diario o le sue cose, e in una occasione in effetti le hanno buttato via la merenda". "Una volta – ha aggiunto il capitano Giulia Maggi, comandante della compagnia dei carabinieri di Tolentino – la ragazzina aveva scritto un biglietto di auguri per la mamma, e loro lo hanno buttato nel cestino. A volte le dicevano che non poteva imparare nulla, altre volte che faceva errori di proposito. E poi spintoni, schiaffi, botte con la bottiglietta sulle mani o sulla nuca, quando faceva qualcosa di sbagliato, allusioni sessuali ai gesti innocenti della ragazza". Le due sarebbero rimaste indifferenti anche quando la studentessa piangeva, "non sopportavano la sua richiesta di attenzioni, anche di affetto, respingendola e umiliandola di continuo". In un caso, alla ragazza sarebbe stato impedito anche di andare in bagno, e quando alla fine si era sporcata facendosi addosso i bisogni, l’avrebbero sgridata, insultata e accusata di averlo fatto di proposito. "Ricevuta la denuncia – ha spiegato il tenente Federico Pellegrini, comandante del nucleo operativo di Tolentino –, abbiamo messo le telecamere in aula, documentando quello che avveniva. Questa attività è durata soltanto quindici giorni, perché poi, con il sostituto procuratore Rita Barbieri, abbbiamo ritenuto prioritario intervenire quanto prima, una volta ricostruita la vicenda. E sulla base di quanto documentato il giudice per le indagini preliminari, Claudio Bonifazi, ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per entrambe". Venerdì mattina, i carabinieri l’hanno notificata alle due indagate. L’accusa è di maltrattamenti pluriaggravati, per aver commesso il fatto, approfittando di circostanze di luogo e di persona tali da ostacolare la difesa; con violazione dei doveri inerenti a un pubblico servizio; con abuso di autorità e di prestazione d’opera; in danno di minori di anni 18. I carabinieri e la Procura hanno anche informato i familiari della ragazza, all’oscuro di tutto e molto riconoscenti con gli inquirenti per gli accertamenti svolti. La studentessa infatti comunica molto difficilmente con l’esterno e non aveva mai lasciato trapelare nulla di quanto avrebbe subìto ogni giorno nella scuola.