"Nel 2030 avremo 13mila lavoratori in meno"

Lo studio del Sole 24 Ore: giovani in fuga e popolazione sempre più anziana, uno scenario fosco per il sistema produttivo della provincia

Migration

di Franco Veroli

Nel 2030 – sembra lontano, ma è dietro l’angolo – in provincia di Macerata mancheranno all’appello 13.243 lavoratori potenziali (residenti in età compresa tra 15 e 64 anni), 12.513 nella fascia d’età tra 30 e 64 anni e 730 nella fascia 15-29 anni. Un calo del 7% rispetto alla situazione attuale, che avrà inevitabili ripercussioni sull’organizzazione economica e sociale della nostra realtà.

È questa la stima del Sole24ore, che ha elaborato i dati Istat su quello che ormai da diverso tempo viene chiamato "inverno demografico". Nelle Marche peggio della provincia di Macerata fa solo quella di Ascoli, con un calo del 7,9%, mentre fanno meglio quelle di Pesaro-Urbino con il -5,4%, Ancona con il 5,5% e Fermo con il -6,6%. Pesaro e Ancona, in particolare, nel calo generale, registrano una crescita – sia pure lieve – nella fascia d’età 15-29 anni, rispettivamente +0,9% e +0,7%, un segnale importante, poiché indica che si tratta di territori ancora attrattivi, con una economia e servizi in migliore salute rispetto alle consorelle marchigiane. A livello nazionale le province messe meglio sono quelle di Prato, Parma, Bologna che, addirittura, registrano un incremento generale (+0.8, +0,4, +0,2) dovuto soprattutto alla fascia d’età 15-29 anni: in altre parole sono province che attraggono i giovani, perché offrono maggiori opportunità di lavoro e condizioni di vita migliori che altrove. Si tratta di previsioni, è vero. Ma l’analisi è stata effettuata su un trend consolidato e che si è accentuato negli anni della pandemia, caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione e dalla riduzione del numero dei giovani. Se anche la tendenza si invertisse oggi, prima di produrre effetti dovranno passare diversi anni, di più di quelli che ci separano dal 2.030. A meno che i vuoti che si andranno a creare non siano riempiti dagli immigrati.

Intanto la Camera di commercio delle Marche rileva che nel secondo trimestre di quest’anno – aprilegiugno – il tasso di crescita della regione resta sostanzialmente al palo: +0,01%, decisamente inferiore alla media italiana, pari allo 0,54%: siamo all’ultimo posto nella graduatoria delle venti regioni italiane, guidata dalla Sardegna che ha registrato un tasso di crescita dello 0,80%. In quest’ambito certamente non esaltante, il risultato migliore lo registra la provincia di Macerata, che registra un +0,22%, seguita da quelle di Ancona, +0,20%, Ascoli, +0,09%, Fermo +0,07%. Indice negativo per la provincia di Pesaro-Urbino, con un tasso pari a -0,46%.

Nello stesso periodo, in provincia c’è stato un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni d’imprese, rispettivamente 383 contro 306, pari a +77. Complessivamente, a fine giugno, si contano 35.377 imprese: 19.785 individuali (56,1%), 9.027 società di capitale (25,6%), 5.610 società di persone (15,9%) e 865 altre forme (2,5%). La distribuzione nei diversi settori: 7.588 commercio (21,5%), 6.782 agricoltura (19,5%), 4.592 costruzioni (13%), 4.302 attività manifatturiere (12,2%), 2.051 alloggio e ristorazione (5,8%), 9.882 altro (28%).