"Non c’entra il reddito di cittadinanza Le retribuzioni sono troppo basse"

I sindacati: non è vero che i giovani non hanno voglia di mettersi in gioco, i sussidi vanno alle famiglie "Essere pagati 4 euro l’ora significa sopravvivere, non vivere. La gente non accetta più certe condizioni"

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di Sara Di Litta

"Il reddito di cittadinanza non è la causa della mancanza di lavoratori, specialmente stagionali" concordano Daniele Principi, Manuel Broglia e Rocco Gravina, sindacalisti di Cgil, Uil e Cisl. "I giovani – afferma Principi – hanno voglia di lavorare. I destinatari del sussidio sono nuclei familiari, quindi l’età media è più alta ed ecco perché cade la tesi secondo cui la mancanza di lavoratori è dettata dal reddito di cittadinanza". "Questo sostegno economico – spiega Gravina – è nato per contrastare la povertà e si rifà ad una politica attiva che, se non si usa, diventa solo assistenzialismo. Se coloro che lo ricevono rifiutassero il lavoro offerto rischierebbero di perdere il sussidio". Sul punto interviene anche Broglia: "Il provvedimento è stato utile soprattutto durante la pandemia per diminuire il disagio economico di alcune persone. Utilizzato correttamente, porta benefici".

"Da anni – ricorda Principi – si registrano casi di denuncia riguardo il mancato rispetto delle retribuzioni e paghe sbilanciate paragonate alle ore lavorative". "É difficile trovare lavoratori per 1012 ore giornaliere retribuite con 600 euro a stagione – continua Broglia –. Per migliorare la situazione si dovrebbe tener conto della formazione e della qualifica del personale nel rispetto dei contratti". Rocco Gravina fornisce altri esempi: "Ricevere uno stipendio da 4 euro all’ora per 12 ore giornaliere significa sopravvivere, non vivere. Tutti gli anni si registrano casi di retribuzione bassa o nulla, contratti part time solo a parole, straordinari non pagati, contratti non rispettati. I dipendenti non accettano più queste condizioni di lavoro". Le cause del fenomeno sono altre. "La mancanza di dipendenti è dovuta, ad esempio, alla pandemia che ha fermato il settore dei lavoratori, non solo stagionali, per un anno e mezzo – prosegue Principi – e alle condizioni di lavoro che vengono offerte: retribuzioni non congrue alle ore svolte. Pertanto è necessario stabilire delle giuste condizioni contrattuali con una paga adatta all’orario di lavoro in modo da soddisfare la legge della domanda e dell’offerta". "L’occupazione stagionale del settore del turismo non assicura stabilità, è più mirata per uno studente universitario rispetto ad una persona che ha famiglia – attesta Gravina –, bisognerebbe assumere lavoratori già formati ed usare lo strumento dell’apprendistato, poco impiegato in Italia, sempre nel rispetto delle regole e dei contratti".