Ostetrica licenziata per il vaccino a Macerata. "Nessun rifiuto, faccio ricorso"

Scoperta solo per la parotite, si sarebbe opposta alla somministrazione del trivalente

Civitanova, ostetrica rifiuta il vaccino e viene licenziata (Foto di repertorio Cusa)

Civitanova, ostetrica rifiuta il vaccino e viene licenziata (Foto di repertorio Cusa)

Civitanova Marche (Macerata), 16 novembre 2018 - Licenziata in tronco. Per giusta causa. Un’ostetrica dell’ospedale di Civitanova si è rifiutata di vaccinarsi e l’azienda ha scelto la linea dura. In particolare le viene contestato il fatto di non essere coperta per il vaccino Mpr (morbillo parotite rosolia), il cosiddetto trivalente. L’azienda sanitaria ha detto alla donna di farlo, ma lei si sarebbe opposta, avendo solo un valore sotto la norma.

«Non sono una no vax e non appartengo a nessun movimento del genere – sottolinea l’ostetrica, M. G. –, mi sono solo rifiutata di sottpormi a un vaccinazione contro due malattie per le quali sono già immune, il medico con cui ho parlato non ha escluso che potessero esserci dei rischi. Avevo chiesto all’azienda di fare solo per la parotite. Loro mi hanno risposto che avrei dovuto fare il trivalente. Punto».

«L’interessata è stata non una, ma più volte, sollecitata a vaccinarsi – dichiara Alessandro Maccioni, direttore Area Vasta 3 –. Un mese fa, con l’avvio della procedura di licenziamento, abbiamo concesso altri venti giorni, per quello che si chiama ravvedimento operoso. Se lei avesse provveduto, anche l’ultimo giorno utile, tutto si sarebbe risolto». Monica Seri, avvocato dell’ostetrica, annuncia che farà ricorso davanti al giudice del lavoro. Tutto era iniziato ad agosto, quando M. G. ha scoperto di avere il valore della parotite sotto la soglia prevista.

«Tale carenza – spiega l’avvocato Seri – è emersa a seguito dei controlli previsti dalla legge dopo un’assenza per infortunio sul lavoro, ad agosto. Peraltro la professionista ha rappresentato ai dirigenti preposti, di avere memoria di aver contratto la malattia in età infantile, tant’è che risulta avere un valore degli anticorpi IgG pari a 8,28 a fronte di un’immunità stabilita con valori uguali o superiori a 9. Preso atto di ciò e nonostante il ricordo di aver contratto la malattia, la mia cliente si è dichiarata fin da subito disponibile a sottoporsi all’unica vaccinazione per la patologia alla quale non risulta immune, tuttavia l’azienda le ha imposto, come unica alternativa, la somministrazione del vaccino Mpr, nonostante lei sia immune sia alla rosolia che al morbillo».    «Non sono scelte che si fanno a cuor leggero – sottolinea Maccioni –, le eviterei volentieri. Ma che tutela possiamo dare a un bambino appena venuto al mondo se gli operatori sanitari chelo accolgono possono costituire un rischio di contrarre una malattia? Ci sono norme chiare, che danno attuazione all’articolo 32 della Costituzione, e cioè la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Il mio quindi era un atto dovuto, anche se non automatico». La decisione di Maccioni, tra le prime in Italia, ha ricevuto il plauso dell’immunologo Roberto Burioni: «Un sanitario che rifiuta le vaccinazioni – commenta – non solo è un ignorante non scusabile, ma è qualcosa di vicinissimo a un criminale. La presenza di una persona non vaccinata in un reparto come quello dove si seguono le donne gravide e dove si partorisce è letteralmente come avere un fiammifero acceso dentro un deposito di benzina. Ha fatto benissimo Maccioni a licenziare in tronco questa ostetrica incosciente».