"Paghe basse e turni infiniti: fuga dal turismo"

Le segreterie sindacali denunciano le condizioni precarie nel settore turistico marchigiano, attribuendo la fuga dal lavoro a retribuzioni basse e carichi eccessivi. Chiedono interventi sul salario e i diritti per migliorare la situazione.

"Non c’è alcuna fuga inspiegabile dal lavoro nel settore turistico marchigiano. Il fatto è che retribuzioni insufficienti, carichi di lavoro eccessivi e turni infiniti rendono il lavoro in questo settore "patologico". La soluzione c’è: servono interventi chiari su salario e diritti". È quanto sostengono le segreterie regionali di FIlcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che sottolineano come "le storie di giovani e meno giovani che si incontrano a fine stagione è ancora fatta di fatica, di irregolarità, di vessazioni, di giornate di lavoro che durano poco se viste dalla busta paga, ma che vanno ben oltre le 48 ore settimanali nelle narrazioni di chi sceglie di cercare un impiego altrove". "Ecco perché tanti giovani, quelli che ogni anno all’avvio della stagione vengono descritti come "affetti" da poca voglia di lavorare, preferiscono riadattare i consumi piuttosto che fare un lavoro no – stop, pesante e malpagato, tenuto conto del fatto che la rete di protezione familiare ancora consente di non dover accettare compromessi in base ai quali il lavoro straordinario si fa lavoro gratuito e dove non c’è contenuto professionale".

Un tempo, secondo i sindacati, le cose andavano meglio. "Fare la stagione" era uno sforzo accettabile, perché consentiva di racimolare risorse anche discrete prima dell’avvio agli studi universitari o nell’attesa di un lavoro più stabile. Era una flessibilità ancora accettabile. "In altre parole – evidenziano i sindacati – si guadagnava bene e il sistema della disoccupazione, prima della riforma del 2015, consentiva di ammortizzare meglio i periodi di non lavoro per chi si trovava, per scelta o necessità, a ripetere l’esperienza del lavoro stagionale". Gli effetti di pandemia e crisi energetica, poi, hanno spinto le tante piccole imprese del turismo marchigiano a cercare di recuperare in fretta, soprattutto attraverso "ritagli" al costo del lavoro che si è fatto regolare solo a metà. "Le buste paga ci sono, ma per molte meno ore di quelle effettivamente prestate, e se la vertenza sindacale dà ristoro economico a chi sceglie di farsi giustizia, non incoraggia di certo il lavoro nel turismo". La domanda di lavoro trova corrispondenza nella offerta quando questo è equamente remunerato e quando il contenuto professionale dell’impiego offerto è adeguato. Secondo Cgil, Cisl e Uil vanno rispettati i contratti nazionali e va costruito insieme il contratto integrativo, coniugando le esigenze del settore con quelle del lavoro. "Salario, formazione, migliore gestione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, welfare aziendale sono i contenuti possibili dell’accordo da cui non si può prescindere se non vogliamo lasciare gli ombrelloni chiusi. Chiederemo – concludono FIlcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – un incontro alle associazioni datoriali e alla Regione affinché si passi dalla denuncia all’azione".

Franco Veroli