LORENZO MONACHESI
Cronaca

Piermattei senza barriere: "Io e lo sport paralimpico. Seguiamo 300 ragazzi"

Il presidente dell’Anthropos di Civitanova racconta la realtà che abbraccia sette discipline e tesserati anche da fuori regione: "Un genitore mi ha detto ’avete salvato mio figlio’. Certe frasi valgono di più delle tante medaglie vinte" .

Nelio Piermattei con Ganeshamorthy Rigivan, medaglia d’oro a Parigi

Nelio Piermattei con Ganeshamorthy Rigivan, medaglia d’oro a Parigi

"Presidente, oggi vinco per te; ti voglio bene". Nelio Piermattei, dal 1996 a capo dell’Anthropos Civitanova, fissa alcuni momenti indimenticabili del suo cammino nello sport paralimpico. "Lungo la strada abbiamo vinto tante medaglie e sono arrivati molti successi, però alcune frasi sono rimaste scolpite come quelle due pronunciate dal nuotatore Mario, nella gara d’esordio, e poi da Samuele. Un giorno un genitore mi ha detto: ’Voi avete salvato mio figlio’".

Presidente, quante discipline sportive coprite?

"Sette: nuoto, bocce, ciclismo, basket, calcio, equitazione e atletica che ci dà tante soddisfazioni sul piano agonistico dove siamo la società più forte d’Italia. Quest’anno abbiamo sperimentato ginnastica, sci ed equitazione". Quanti sono i tesserati?

"Trecento, molti sono anche di fuori regione e chiedono di potere essere tesserati con noi essendo nell’atletica il club più forte, così abbiamo chi è della Sicilia, del Lazio, del Piemonte, del Veneto".

Ci sono le stelle, ma c’è anche una base viva e forte.

"Gli atleti e le atlete medagliati sono la parte più visibile, ma i due terzi fanno attività ludico sportiva e di socializzazione ed è un’attività di fondamentale importanza".

Quali sono i problemi che affliggono questi atleti?

"Di natura intellettivo relazionale e con disabilità fisica".

Si sono ricreduti i genitori che inizialmente erano titubanti sullo sport come occasione di socializzazione e crescita per i loro figli?

"Ci sono alcuni tessuti sociali che vedono la nostra attività come un qualcosa di ludico, non hanno una visione prospettiva. Ma è sufficiente vedere le gare promozionali per capire l’importanza quando nei volti di questi giovani esplode a lungo un sorriso".

Qual è stata la sua più grande soddisfazione?

"Sono tante sul piano sportivo. La prima medaglia alle Paralimpiadi vinta da Farroni nel 2008 a Pechino, la Coppa Italia nel 2007 e molte altre ancora. Mi ero posto l’obiettivo di raggiungere 200 tesserati, ci siamo riusciti nel 2018".

Nei primi anni quali sono stati gli ostacoli che ha dovuto superare?

"Sono sempre gli stessi: l’impiantistica e i costi. Per esempio le trasferte, ai costi degli atleti si sommano quelli per i tanti accompagnatori. Si pensi che varia dai seimila ai diecimila euro una protesi per chi corre e potrei continuare".

C’è la sensazione di portare avanti un’attività minore rispetto a quella dei normodotati?

"Non credo che ci siano sport minori, ci sono invece quelli più considerati, più seguiti. La nostra attività è poco seguita, a parte le Paralimpiadi, da Londra in poi c’è stata una svolta con le dirette televisive, gli stadi pieni. È un fenomeno che succede anche per i normodotati: ci sono discipline poco seguite a differenza di altre".

Quanti erano i tesserati nel 1996, quando è diventato presidente?

"Sui 25 e a quei tempi si faceva solo nuoto, mentre ora tocchiamo più discipline e siamo attivi in più città".

In quali Comuni siete?

"Il nuoto a Civitanova, Macerata, Loreto e Porto Sant’Elpidio; l’equitazione a Grottazzolina; le bocce a Civitanova, Morrovalle e Castelfidardo; il calcio a Civitanova e Monte San Giusto, il basket a Civitanova; l’atletica a Civitanova, Recanati, Jesi, Ancona, Tolentino, Macerata, Fermo; la ginnastica, che potrebbe avere un seguito, a Civitanova".

E come fa a seguire una così ricca e variegata attività dalla sua Cingoli?

"A distanza, mi interfaccio con i collaboratori e c’è una grande fiducia su chi opera nelle varie località. Cerco di stare sempre sul pezzo".

Cosa le stanno dando tutti questi atleti?

"È uno scambio reciproco di emozioni legate allo sport. La vita del disabile la conosco perfettamente perché la vivo sulla mia pelle, capisco i momenti del ragazzo e dell’atleta che ho davanti, noto verso di me rispetto di tecnici, famiglie e atleti".

Qual è la sua disabilità?

"Ho una distrofia dalla nascita".

Cosa fa nel tempo libero?

"In questa attività. Mi dispiace di non dare più tempo all’attività sportiva, ma per risparmiare faccio la contabilità e mi occupo della parte amministrativa".

Qual è il suo lavoro?

"Sono dipendente di un istituto bancario".

I numeri sono il suo pane quotidiano. Quali quelli dell’Anthropos?

"Abbiamo 30 collaboratori tecnici, organizziamo tanti appuntamenti, campionati italiani e regionali. Siamo una piccola azienda".

Quante medaglie avete vinto alle Paralimpiadi?

"Dieci".