"Poliziotti stuntman, la squadra acrobatica"

Da Trieste a San Severino, il fondatore Renato Scherbi: in tanti anni abbiamo girato l’Italia e l’Europa, ora ci alleniamo nel Maceratese

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di Lorenzo Monachesi

"Indimenticabili le grida degli spettatori, Italia, Italia, durante la nostra esibizione del 1987 all’Olympia Stadium di Berlino ovest in occasione del 750esimo anniversario della fondazione della città". Sfoglia l’album dei ricordi, il 61enne triestino Renato Scherbi, residente a San Severino, fondatore della squadra acrobatica della polizia di Stato. E inevitabilmente affiorano di nuovo le emozioni di allora. "Non era stato abbattuto il muro di Berlino e nell’impianto aveva corso Jesse Owens alle Olimpiadi, noi e i piloti di moto abbiamo presentato un programma che ha fatto centro". Scherbi, qual è stata la scintilla che l’ha spinta a fondare la squadra acrobatica della polizia?

"È stato qualcosa di fortuito. Io e Berardo Bufo dovevamo portare dei nuovi esercizi a Nettuno per una manifestazione e ci siamo inventati di sfilare su due ruote al volante delle auto. La proposta è piaciuta tanto e ciò ci ha aperto la strada. Fino ad allora la squadra acrobatica era composta solo dai piloti di moto e così la formazione si è poi allargata anche alle quattro ruote". Dove vi siete esibiti in questi anni?

"Abbiamo girato l’Italia e buona parte dell’Europa. La nostra nascita è coincisa con l’esodo di molti italiani nell’Europa del nord, dove si sono trasferiti per lavoro, tanti nelle case automobilistiche. Eravamo invitati in Germania, dove ci sono le più grandi case automobilistiche, e per i nostri connazionali era un motivo di orgoglio vedere la nostra squadra e quella dei piloti di motociclette fare simili evoluzioni e vedere poi il tricolore". Ma anche per voi sarà stato motivo di orgoglio.

"Senza dubbio. Già portare il tricolore è motivo di enorme soddisfazione, credo anche che la squadra acrobatica della polizia sia come un ambasciatore". Quanto allenamento serve per fare simili evoluzioni?

"Tantissimo. È richiesto grande impegno costante nel tempo". Dove vi allenate?

"Ora a San Severino. Nel fine settimana, l’amministrazione comunale ci ha messo a disposizione una pista nella zona industriale di Taccoli e adesso ci prepariamo per la prova di domenica prossima a San Severino". Quando si è trasferito a San Severino?

"L’anno scorso e da quel momento faccio parte dell’associazione polizia di Stato (Anps) di Macerata, diretta da Giuseppe Iacobone, che ha mostrato subito un grande interesse verso questa squadra, che nel tempo non si è rinnovata. Non c’è stato un ricambio generazionale e noi, ex piloti della polizia, siamo transitati nell’Anps, portando dunque il nostro know how". Avete sempre continuato a fare esibizioni?

"Ci siamo fermati, come del resto tantissime altre attività, durante la pandemia, domenica prossima riprenderemo e poi con l’Anps di Macerata stiamo predisponendo un fitto calendario di manifestazioni nelle Marche e in Italia. A me e Bufo ora si è aggiunto Fabio Flaugnacco, non ha un passato storico nella polizia ma da anni segue con entusiasmo questa associazione". Si ritorna in pista, ma le esibizioni sono cambiate in tutti questi anni?

"C’è stato un forte cambiamento, ora è possibile seguire da vicino le evoluzioni, perché tutto è fatto nel segno della sicurezza. In fondo non c’è bisogno di andare veloci per lo spettacolo, puntiamo sulla tecnica: è palese quando si va pianissimo, a volte si sta quasi fermi su due ruote". Quali sono le caratteristiche perché un pilota possa fare parte della squadra?

"Riconoscersi nei valori della polizia e dell’associazione nazionale di polizia, avere il piacere di portare il tricolore che è nelle uniformi e nelle auto, essere riconosciuti come un’istituzione. È lunga la fase di apprendimento e non ci sono scorciatoie. Servono talento, forza di volontà, pazienza e imparare da errori". E quelle auto?

"Sono tutte vetture di serie, con le gomme gonfiate a sei atmosfere per evitare la deformazione quando si va su due ruote". Però non mancano le soddisfazioni.

"Sono tante, a cominciare dal fatto di portare la bandiera italiana. Poi c’è il contatto con il pubblico, specie con i bambini, ai quali spieghiamo che per arrivare a simili livelli senza correre rischi per sé e per gli altri occorrono tecnica, passione, sacrifici". Come si trova a San Severino? "Molto bene. È una citta meravigliosa e apprezzo i marchigiani, è gente che si fa in due pur di darti una mano, come dimostra l’accoglienza riservata alla squadra acrobatica. Qui, infatti, ci hanno subito aperto le porte".