Macerata, sequestrati 100mila euro al pusher 'disoccupato'

Overdose fatale: bloccati i conti di uno degli arrestati

Maxi sequestro al pusher, un momento della conferenza stampa (Calavita)

Maxi sequestro al pusher, un momento della conferenza stampa (Calavita)

Macerata, 12 ottobre 2019 - Due appartamenti intestati, un posto auto e tre diversi conti correnti. Un giro di denaro troppo ampio per poter appartenere a chi di fatto risultava disoccupato dal 2017. Questo ha insospettito polizia, carabinieri e Guardia di finanza che hanno avviato un’ulteriore indagine nei confronti di Abdel Monumain Safhi, il 47enne marocchino residente a Porto Recanati che è stato arrestato nell’aprile scorso, insieme ad altri due nigeriani, in seguito alle indagini sull’overdose che uccise la maceratese Tamara Giorgetti, il primo luglio dell’anno scorso.

Al termine degli accertamenti sono stati emessi due provvedimenti. Il primo è una misura di sorveglianza speciale (con il divieto di uscire dal comune) che scatterà da quando Safhi, attualmente detenuto a Montacuto, uscirà dal carcere. Il secondo è una misura di prevenzione patrimoniale, che ha portato alla confisca di due appartamenti e di un posto auto al River Village di Porto Recanati (per un valore catastale complessivo di 32mila euro), le azioni della Shaker srl che gestisce il bar all’interno del River Village (per circa 19mila euro) e i soldi depositati su tre conti correnti per circa 14mila euro. 

Un «tesoretto» di oltre 86mila euro «il cui valore commerciale – come ha spiegato il tenente colonnello Pierfrancesco Bertini, comandante del Gico della Guardia di Finanza di Ancona – supera i 100mila euro». Tutto è partito dall’indagine condotta dalla Squadra mobile, guidata dal commissario capo Maria Raffaella Abbate dopo la morte della 28enne maceratese che aveva portato la procura a emettere quattro ordini di custodia cautelare, sfociati in tre arresti fatti ad aprile tra cui quello di Safhi, mentre una quarta persona è stata arrestata pochi giorni fa.

«Quando lo abbiamo arrestato al River Village, il marocchino aveva tentato di occultare la droga gettandola nel water e, nel suo appartamento, avevamo trovato anche 9.750 euro, che non erano giustificate – ha spiegato il commissario capo Abbate –, da lì sono partiti accertamenti perché l’uomo non percepiva redditi dal 2017». Le indagini si sono incrociate con quelle che erano state avviate dai carabinieri della Compagnia di Civitanova, guidata dal capitano Massimo Amicucci e dal Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di Finanza di Ancona. Grazie al supporto delle banche e della conservatoria è stato ricostruito il giro di denaro e beni che il 47enne aveva messo in piedi, secondo le forze dell’ordine, grazie all’attività di spaccio. Due appartamenti, del valore di 13mila euro ciascuno, un posto auto per altri 6mila euro, tre conti correnti dove erano depositati 14mila euro e l’attività commerciale. «L’applicazione della misura personale e di quella patrimoniale, disposte dal tribunale di Ancona su proposta del questore Antonio Pignataro – ha concluso il dirigente Andrea Innocenzi della Divisione anticrimine – è la prima volta che vengono richieste e ottenute nella nostra provincia».