"Sferisterio, posto magico Torno molto volentieri"

Angelo Branduardi è tra gli ospiti di domani della prima serata della rassegna "Canterò “Confessioni di un malandrino’’, non ho ancora deciso gli altri brani"

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"Sarò felice di proporre “Confessioni di un malandrino“ allo Sferisterio, come mi è stato chiesto, sarà comunque una breve esibizione: a parte quella canzone, per il resto non ho preparato nulla". Domani Angelo Branduardi è tra gli ospiti della prima serata di Musicultura. "Gli spettatori ascolteranno di certo qualche brano conosciuto".

Branduardi, il pubblico le ha dato ragione quando ha messo in musica San Francesco, i testi di Yeats, si è tuffato nei versi di Esenin: quali sono le scelte che l’hanno portata a esplorare simili territori?

"Agisco per il mio piacere e per il mio istinto, magari a volte ho sbagliato, ma normalmente il pubblico si stupisce quando prima mi stupisco io. Trovavo meravigliose le parole di Esenin (da cui è tratta le Confessioni di un malandrino) e volevo rubargli l’anima. “Infinitamente pubblico“ non è stata una mia idea ma dei francescani che credevano molto nel progetto".

Lei ha fatto sbocciare l’idea dei francescani trasformandola in un successo, forse inaspettato?

"La casa discografica non ci credeva. Ricordo quando il capo produzione mi disse che ci sarebbero stati 20 spettatori in costume da bagno alla prima allo Smeraldo di Milano, il teatro era strapieno e c’erano duecento persone fuori".

Negli anni ha sviluppato tante collaborazioni che sono passate a differenza di quella con sua moglie Luisa Zappa: come sviluppa il processo creativo a due voci?

"Non ho il dono della sintesi a differenza sua. Lavoriamo separatamente e poi c’è il confronto, magari a me viene l’idea e poi lei la sviluppa. Certi pezzi li abbiamo scritti a quattro mani anche se lei ne ha messe tre. Normalmente prima viene la musica, poi si procede separatamente e infine c’è il confronto. Mai abbiamo avuto idee differenti, tutto si è sempre svolto con grande tranquillità".

Qual è stata la sensazione di raccontarsi e, in un certo senso, anche di mettersi a nudo in un libro?

"Anche qui l’idea non è stata mia, ma di Fabio Zuffanti. Ho avuto una vita particolare, mi ricordo tra i vicoli di Genova in una felice povertà, ho raccontato il capitolo sulla depressione che ho attraversato, una condizione a cui passano molti artisti lavorando con l’impalpabile e poi, credo, che possa esserci anche qualcosa di ereditario".

Sta avendo buoni riscontri un libro su un musicista in cui non si parla poi tanto di musica.

"Inaspettatamente sta ricevendo molti consensi, credo che sia più interessante raccontare aneddoti e storie di quasi 50 anni di carriera piuttosto che tecnicismi musicali".

Qual è la sua reazione di fronte ai testi delle canzoni di oggi?

"Nessuna perché non le conosco".

Ogni canzone racchiude un momento della vita e suonarlo può far riaffiorare antiche sensazioni: quel è il brano che le fa questo effetto?

"Forse “La luna“, ma in fondo tutte mi fanno un effetto. Ancora oggi quando salgo sul palco sono emozionatissimo, ci sono canzoni che non canto perché non mi piacciono e altre sono invece più belle".

Ci sono luoghi che non si dimenticano, se le dico Sferisterio cosa le viene in mente?

"Un posto incredibile, bellissimo, magico e ci torno molto volentieri".

Lorenzo Monachesi