"Truffe in serie ai sacerdoti". Quattro imputati

Secondo l’accusa, si sono fatti regalare dai preti la somma di 16.500 euro: "Inventavano disgrazie personali o familiari per convincerli"

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di Paola Pagnanelli

Una raffica di truffe ai danni di sacerdoti di tutta Italia, inventando incidenti, disgrazie e malanni vari, propri o di una fantomatica e inesistente moglie: così sarebbe riuscito a farsi regalare 16.500 euro Vincenzo Di Maso, pugliese residente da tempo a Civitanova e specializzato ormai in questo tipo di raggiri. Con lui, questa volta, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla sostituzione di persona, sono imputati Angelo Guardiani di Civitanova, Gisleydi Ugueredo, cubana residente a Potenza Picena, Adeel Farooq, pakistano residente ad Alba Adriatica ma irreperibile, Alexandra Ailenei, romena residente a Porto Sant’Elpidio, e Stefano Giardini, anconetano residente a Porto Sant’Elpidio.

Secondo l’accusa, tutti insieme si sarebbero associati a Di Maso per ingannare i religiosi, chiedendo loro un aiuto e facendoselo versare sulle carte Poste Pay. Solo Di Maso invece è imputato anche di truffa e di aver violato le misure di sicurezza che gli erano state applicate, visti i suoi precedenti con questi raggiri. I fatti sarebbero avvenuti dall’agosto all’ottobre 2015. Le vittime del gruppo sarebbero 11 parroci delle province di Brescia, Chieti, Milano, Roma, Prato, Pisa, Bari, Foggia, Viterbo. Spacciandosi per parrocchiani o comunque per persone in difficoltà, Di Maso e gli altri complici avrebbero chiamato le vittime e descritto ai religiosi situazioni familiari, personali ed economiche disastrose, convincendoli a dare un aiuto per spirito di carità: qualcuno avrebbe regalato poche centinaia di euro, un altro sarebbe arrivato a versare in più circostanze 5.400 euro ai presunti truffatori, nella convinzione di fare del bene a persone in grosse difficoltà. Ieri mattina, per loro, si sarebbe dovuto aprire il processo, in tribunale a Macerata. Ma l’avvocato Domenico Biasco ha eccepito la mancata notifica degli atti a Di Maso, ed è poi emerso che il capo di imputazione era stato trasmesso in maniera parziale e incompleta anche al collegio. Dunque il giudice Daniela Bellesi ha rimesso tutto al giudice dell’udienza preliminare, e il procedimento penale ha dovuto fare un passo indietro. Nel frattempo Di Maso – che per alcune vicende analoghe a queste è stato prosciolto, in considerazione del vizio patologico del gioco d’azzardo (è entrato in una comunità per curare la ludopatia di cui soffre da anni), e che lo avrebbe spinto ad architettare questi raggiri ai danni dei parroci.