Alessandro
Feliziani
Molti sostengono che Mario Draghi, con il suo discorso pronunciato in Senato, abbia
dato una spallata a sé stesso. Che lo abbia fatto intenzionalmente o perché abituato a parlar chiaro poco importa. In un caso o nell’altro è probabile che sia stato cosciente di come la classe di “indisciplinati” assegnatagli avrebbe finito per travolgerlo.
Del resto, per un economista come lui, abituato a badare al merito delle questioni, è
difficile confrontarsi con chi, in ogni momento, antepone a tutto la ricerca del consenso elettorale. La frase attribuita a De Gasperi, “un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alle prossime generazioni”, è oggi quanto mai attuale. Fare politica richiede competenze e conoscenze, che – unite all’abilità dialettica
– permettono di bilanciare giuste dosi di idealismo con l’indispensabile pragmatismo.
Un tempo non si arrivava in Parlamento senza una formazione politica costruita per anni all’interno dei partiti, nelle amministrazioni locali o in altri consessi pubblici.
Oggi, anche in conseguenza dei rapidi mutamenti della società, il salto dalla strada al
Parlamento può essere immediato. Le conseguenze, però, le conosciamo e inducono ad affermare che “l’arte del governo della cosa pubblica” richiede un’adeguata
preparazione.
Uno strumento utile a quanti vogliano seriamente impegnarsi in politica lo offre
Macerata. L’Università (Dipartimento di Scienze politiche), infatti, ha istituito
quest’anno un Master sul tema “Progettare la polis”. Un corso annuale di formazione
post-laurea per comprendere e gestire il funzionamento delle istituzioni, analizzare le
dinamiche politiche, interpretare le trasformazioni sociali, cogliere i cambiamenti
negli scenari internazionali.
L’iniziativa dell’ateneo maceratese, che potrebbe partire già in autunno, ha caratteri di assoluta novità ed attualità. Infatti, se della politica non si può fare un “mestiere”, essa non può nemmeno essere affidata all’improvvisazione.