Masterchef, Cannavacciuolo rilancia il Vecchio Molino di Pieve Torina

Lo chef stellato alle titolari: "Non spegnete la luce sull’entroterra"

Cannavacciuolo con lo staff del ristorante

Cannavacciuolo con lo staff del ristorante

Pieve Torina (Macerata), 20 marzo 2018 - Una luce sull’entroterra maceratese in ginocchio dopo il terremoto l’ha accesa domenica sera lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo, in trasferta a Pieve Torina con il suo celebre «Cucine da incubo».

Protagonista, come già annunciato nelle passate settimane, Il Vecchio Molino di Silvia Fronzi, punto di riferimento per l’intera comunità e per centinaia di uomini del soccorso durante il sisma, che oggi aveva bisogno di uno scossone di energia per ripartire con la stessa grinta e forza di volontà dimostrate durante quei mesi terribili.

«Quello che avete fatto durante il terremoto è stato straordinario – ha detto lo chef quando lo staff tutto al femminile ha raccontato quei momenti di grande crisi – ed è proprio da questo che dovete ripartire. Voi avete il compito di lasciare una luce accesa su questo paese, perché voi stesse dimostrare che pur nella tragedia si può vivere un bel periodo». E a raccontarlo sono i cimeli di tutti coloro che sono passati al Vecchio Molino durante i mesi del dramma: maglie e fazzoletti dei corpi e delle forze dell’ordine che lo staff di Cannavacciuolo, nel ristrutturare il ristorante, ha messo bene in vista.

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Palpabile l’emozione di Silvia Fronzi, della sorella Serena, della madre cuoca Stefania, dell’amica Loredana e di tutto lo staff – misto ad una innata simpatia -, che nonostante la confusione e qualche imprecisione in cucina, hanno potuto e voluto ricominciare da capo e con una nuova motivazione. «È stata un’esperienza indimenticabile – ha raccontato la titolare – avere qui un professionista del calibro di Cannavacciuolo, poter imparare da lui, condividere con lui la situazione nella quale viviamo e di cui anch’egli si è stupito. Ci voleva per noi, per la comunità e speriamo che sia servito anche per riportare i riflettori sulla nostra terra martoriata».