
Mei: "La Recanatese è un esempio di calcio"
di Andrea Verdolini
Quasi sempre presente sulle tribune degli stadi di Serie C Giovanni Mei può parlare del girone B davvero con cognizione di causa e da prospettive diverse. Per anni è stato calciatore ai massimi livelli, soprattutto con le maglie di Atalanta e Cesena con oltre 100 presenze in serie A, per poi intraprendere un lungo percorso di allenatore prima (con esperienze anche in Iran e India) e direttore sportivo poi. Quando proprio non riesce ad essere sugli spalti "macina" molteplici partite ogni weekend dalle varie piattaforme.
A suo avviso quanto è stata sorprendentemente positiva l’annata della Recanatese?
"Onestamente che si fosse salvata l’avrei giurato. In questo modo, con un margine così ampio e la possibilità di andare ai playoff è stata una piacevole sorpresa, ma tutto è stato ampiamente meritato e anzi, mi azzardo a dire, che la Recanatese è un esempio di calcio".
Cosa ha determinato principalmente questo risultato con, addirittura, 31 punti nel girone di ritorno?
"Sostanzialmente l’uniformità di idee tra società e allenatore: credo che tutti fossero consapevoli delle difficoltà che si sarebbero incontrate, ma ci sono state decisioni razionali e nessuno si è lasciato trascinare dall’istinto. Pagliari poi è un uomo di calcio vero che si è costruito la sua carriera grazie alle sue qualità e al suo modo di lavorare senza raccomandazioni e ha così ottenuto quello che ha seminato".
Potendo contare su un leader assoluto in campo come Sbaffo.
"Assolutamente sì, ma personalmente sono anche un grandissimo estimatore di Carpani che ha avuto un rendimento straordinario. Magari in campo il capitano è più appariscente, ma quanto fatto dal centrocampista ascolano che conosco bene è stato davvero notevole".
Qualche giocatore invece magari meno celebrato ma ugualmente importante?
"Ne cito tre: sicuramente Alfieri che è stato pescato dopo una retrocessione in Eccellenza e il cui campionato è stato un continuo crescendo. Ferrante poi in difesa si è dimostrato una vera e propria colonna e tra l’altro la sua rete a Fiorenzuola è stata determinante e anche Marafini che non conoscevo e che mi ha destato un’ottima impressione. Da esterno penso che il mister è stato anche molto bravo a lavorare sulla testa dei giocatori: lì non ci sono regole precise, talvolta bisogna spronare, qualche volta limitare e contenere. Forse è l’aspetto più difficile in assoluto su cui lavorare".
Lei conosce bene anche il Gubbio di Braglia che potrebbe essere l’avversario in gara secca dei playoff con, eventualmente, la difficoltà di dover vincere a ogni costo in trasferta per passare il turno.
"Certo i valori sono i valori ed il Gubbio ne ha davvero parecchi, però giocando con unità e compattezza mai dire mai. La Recanatese sa come si vince al Barbetti (1-3 a novembre con reti di Sbaffo, Alfieri e Carpani pur se un mese prima c’era stato il ko in Coppa Italia, ndr). In qualche caso c’è anche il rischio sottovalutazione per cui, se i giallorossi saranno determinati e sereni, il pronostico è incerto".