Alluvione nelle Marche: tutti i dati, ora per ora: ecco cosa è successo

Idrometri distrutti dalla furia della piena: così i numeri non sono mai arrivati. La responsabile: "Situazione caotica, abbiamo fatto telefonate ai Comuni"

Ancona, 21 settembre 2022 - Gli idrometri sul fiume Misa e sull’affluente Nevola a Pianello d’Ostra e Corinaldo non hanno fatto nemmeno in tempo a registrare l’arrivo o il passaggio dell’ondata di piena, giovedì sera, trasmettendo i dati alla Protezione civile per le allerte, perché nell’intervallo tra una misurazione del livello dei corsi e la successiva (mezzora in regime di portata normale, livello verde) sono stati spazzati via o completamente sommersi dall’acqua, e si è verificato un momento di tilt di parte della rete di monitoraggio. A Pianello l’ultimo dato è stato trasmesso poco dopo le 20.30 (livello normale), a Corinaldo alle 20.55 (idem). Poi il buio: l’idrometro di Corinaldo è stato trascinato via, l’altro ha ripreso a trasmettere i dati dopo circa due ore. Lo spiega Paolo Sandroni, responsabile del centro funzionale per le previsioni meteo della Protezione civile, per sottolineare l’eccezionalità delle precipitazioni e delle conseguenze sulla portata dei fiumi, "i cui livelli hanno avuto risalite di sei metri in due ore, cose mai viste".

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Cittadini ancora coperti di fango
Cittadini ancora coperti di fango

L’idrometro sul Misa posizionato a Bettolelle di Senigallia, invece, è riuscito a segnalare l’arrivo della piena, superando la soglia rossa di allerta una manciata di secondi dopo le 22. Il livello del fiume era di 2 metri e 45, alle 23.22 il picco di 6 metri e 47. "Un ritmo di crescita doppio rispetto a quello dell’alluvione del 2014", dice. Ed è in quel momento, alle 22, che è scattato l’alert per l’operatore della sala operativa della Protezione civile – ha spiegato la responsabile, Susanna Balducci – il quale, visto che la situazione evolveva velocemente ed era caotica, "ha preferito fare telefonate direttamente ai Comuni". Secondo la ricostruzione della Balducci, giovedì nella sala operativa c’era un solo operatore, perché "sulla base del bollettino meteo emesso e sul codice colore, le procedure non prevedevano il raddoppio di sala, né che fossero attivati sul territorio i centri operativi deputati a intervenire". "In base alle nostre previsioni – dice Sandroni –, per il 15 abbiamo emesso un’allerta gialla nelle zone 1 e 3 (territori collinari e montani delle province di Pesaro e Ancona), che contempla anche la possibilità di fenomeni intensi e violenti, ma localizzati. Ci aspettavamo temporali di intensità moderata (30-60 millimetri) sul versante umbro più che marchigiano, invece si è verificato uno degli eventi più difficili da prevedere: una cella temporalesca autorigenerante, che ha scaricato quantità d’acqua inimmaginabili (a Cantiano 383 millimetri in tre ore)".

Poi il monitoraggio. "Le precipitazioni sono iniziate alle 18 fino alle 24", dice ancora Sandroni, e verso le 18 ci sono state le prime comunicazioni con i Comuni interessati, in particolare Cantiano, dove l’ondata di maltempo è arrivata prima. "Poi la situazione si è sviluppata in modo talmente veloce – aggiunge – che era persino difficile seguirne l’evoluzione". "Quando, nel tardo pomeriggio, hanno cominciato ad arrivare le chiamate nella sala operativa – ha detto la responsabile Balducci –, l’operatore si è confrontato col funzionario reperibile e ha chiesto il supporto di un altro collega. Questo è accaduto dopo le 21". In quei momenti l’ondata di piena di Misa e Nevola stava per investire l’entroterra di Senigallia.