Alluvione Marche e allarmi in ritardo, chi sono gli indagati: sindaci, tecnici e pompieri

La procura ipotizza il reato di cooperazione in omicidio colposo plurimo Tra Ancona e Pesaro nel settembre 2022 ci furono tredici morti. Nel mirino della giustizia 14 persone. Presto gli interrogatori

Ancona, 2 novembre 2023 – Tredici morti, quattordici indagati. L’inchiesta sulla disastrosa alluvione che la sera del 15 settembre 2022 devastò una fetta di territorio a cavallo tra le province di Ancona e Pesaro, produce i primi effetti giudiziari. Un primo tassello, quello arrivato nelle ultime ore dalla Procura dell’Aquila a cui Ancona ha trasmesso gli atti essendo coinvolto nell’alluvione un magistrato in servizio nel tribunale del capoluogo marchigiano. Nei confronti degli indagati si ipotizza il reato di cooperazione in omicidio colposo plurimo. Le contestazioni riguardano condotte colpose commissive e omissive che avrebbero causato la morte delle 13 persone: l’ultima identificata grazie alla prova del Dna è stata Brunella Chiù, ripescata nelle acque delle Tremiti. L’accusa è di "negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di norme".

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Un allarme non lanciato o lanciato troppo tardi. Tra gli indagati ci sono i sindaci di Arcevia, Dario Perticaroli, di Barbara, Riccardo Pasqualini, di Castellone di Suasa, Carlo Manfredi, di Ostra, Federica Fanesi, di Trecastelli, Marco Sebastianelli, di Serra De’ Conti, Letizia Perticaroli.

Dovranno dare spiegazioni su che cosa è realmente accaduto quella notte anche il comandante provinciale dei vigili del fuoco Pierpaolo Patrizietti, di recente premiato dal premier Giorgia Meloni proprio per la dedizione e la professionalità dimostrate durante i tragici eventi scaturiti dall’alluvione; Maurizio Ferretti, direttore del centro funzionale della Regione Marche e direttore della centrale unica di risposta di Ancona (numero di emergenza 112); Mauro Bedini, ispettore antincendio e funzionario di servizio di guardia presso la sala operativa dei vigili del fuoco la sera del 15 settembre di un anno fa; Roberto Cecchini, operatore della sala operativa unificata permanente (Soup) che rimase in servizio fino alle 22 di quel giorno; Pierpaolo Tiberi, funzionario reperibile Soup della Regione Marche; Stefano Stefoni, dirigente responsabile della Protezione civile e sicurezza del territorio regionale; David Piccinini, dirigente responsabile della Protezione civile e sicurezza della Regione Marche; Paolo Sandroni, funzionario responsabile della posizione organizzativa del centro funzionale multirischio Marche dal 2017.

Sostanzialmente, nei confronti dei sindaci la Procura de L’Aquila ipotizza lacune nella tempestività delle informazioni ai cittadini su ciò che stava avvenendo in quel frangente, mancanza di comunicazioni immediate alla Prefettura e al presidente della Giunta Regionale, carenze nella predisposizione dei piani anti alluvione e di evacuazione in caso di emergenza.

I tecnici, invece, secondo l’ipotesi accusatoria non avrebbero garantito il necessario flusso di informazioni, impedendo di fatto un intervento efficace per tentare di arginare la violenza delle acque. L’informazione di garanzia, a tutela delle parti è solo il primo atto dell’indagine. Che ora sposta le sue attenzioni ad Ancona dove nei prossimi giorni si terranno i primi interrogatori degli indagati. C’è chi, come il sindaco di Barbara, Riccardo Pasqualini, sentiva nell’aria l’arrivo di un avviso di garanzia: "Anche se – dice – sono meravigliato che non siano stati indagati i colleghi di Comuni a me vicini come Ostra Vetere e Senigallia. In base a che cosa?". Chi invece non se l’aspettava proprio è il comandante provinciale dei vigili del fuoco Patrizietti: "I vigili del fuoco escono soltanto quando ci arriva una richiesta di soccorso. Noi salviamo le persone, non facciamo monitoraggi" ha dichiarato amareggiato. Il dirigente della protezione civile, Stefano Stefoni è tranquillo: "È solo un’indagine, non cambia niente rispetto a prima".