Alluvione Marche, lo strazio della mamma di Mattia: “Lo tenevo per le mani, l’acqua me l’ha portato via"

"È passato un anno ma il ricordo di quella notte maledetta non mi abbandona mai. L’auto galleggiava sul fango, io tentavo di rassicurare mio figlio. Dovevano chiudere la strada"

San Lorenzo in campo (Pesaro), 15 settembre 2023 – Ha lottato con tutte le forze per salvare il figlio, tenendogli strette le manine anche quando erano entrambi completamente sommersi, ma poi non ce l’ha fatta più: la violenza dell’acqua le ha strappato per sempre l’abbraccio del proprio bimbo. Oggi, a 12 mesi di distanza, Silvia Mereu, mamma di Mattia, la vittima più giovane di quella devastante tragedia, ripercorre quei momenti drammatici.

La mamma col piccolo
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Silvia, cosa ricorda di quella maledetta sera?

"Alcune immagini sono chiarissime e non mi abbandonano mai. Ero in macchina con Mattia, poco dopo le 20, e stavamo andando da Barbara verso San Pietro di Arcevia, dove abita mia madre. Mattia era nel seggiolino sul sedile di fianco a me. Pioveva, ma niente di particolare, e mio figlio era persino divertito dalla pioggia. Ogni volta che prendevamo una pozzanghera e si vedevano gli schizzi sul parabrezza sorrideva. Poi, poco prima del ponte, in località Ripalta, sul torrente Fenella, che finisce nel fiume Nevola, è iniziato l’incubo".

Cos’è successo?

"Ho visto davanti a noi una colata di fango scendere verso la strada. Così ho innescato la retromarcia, per tornare indietro, ma in pochi istanti l’acqua sulla strada è salita moltissimo, tanto da far spegnere il motore della nostra macchina. A quel punto eravamo in trappola. L’auto si è sollevata di colpo e ha iniziato a galleggiare, trascinata lungo il torrente. Per due, forse tre, minuti, durante i quali io, purché terrorizzata, cercavo di tranquillizzare Matty, fino a quell’urto pazzesco contro un grosso albero".

E poi?

"La macchina (una Mercedes Classe A, ndr) dopo la botta si è capovolta, riempiendosi d’acqua. Sono riuscita ad abbracciare mio figlio e a portarlo fuori dall’abitacolo passando da un finestrino. Dopodiché è diventato tutto più confuso. Eravamo sottacqua, io aggrappata a Matty, sentivo le sue mani, ma poi un’ondata me l’ha portato via. Ho fatto di tutto per salvarlo, davvero di tutto, ma quella maledetta acqua me l’ha portato via. Io stessa non so perché sono sopravvissuta. So solo che mi hanno trovata due ore dopo, passate le 22, su un rialzo del terreno a bordo del torrente, dove sono riuscita a salire con le ultime energie".

Di Mattia, invece, nessuna traccia, col rinvenimento del suo corpicino solo 8 giorni più tardi.

"Sì, 8 giorni di angoscia, fino a quando la flebile speranza di ritrovarlo in vita si è spenta in un terreno a 13 chilometri di distanza da dove la violenza dell’acqua me l’ha strappato".

Oggi, trascorso un anno, cosa porta nel suo cuore di Mattia?

"Tutto. A cominciare dalla sua gioia per aver iniziato, il giorno prima della tragedia, la terza elementare. Proprio il 15 mattina, dopo le lezioni, aveva raccolto 3 foglie con la maestra nel cortile di scuola, regalandomele. Una l’ho tenuta in casa, una l’ho consegnata al padre e una terza avevo deciso di tenerla in macchina. Ieri (mercoledì, ndr) avrebbe cominciato la quarta, col suo inconfondibile sorriso. Ricordi belli, che si mescolano a quelli della tragedia di quella sera, nella quale è successa una cosa incredibile e del tutto imprevedibile. Nella quale, purtroppo, è mancata completamente la prevenzione, l’allerta. Se qualcuno ci avesse avvertito o, semplicemente, avesse transennato quella strada, impedendoci il passaggio, Matty adesso sarebbe ancora qui con me, in questa casa di San Lorenzo in Campo, dove vivevamo insieme e dove ho deciso di continuare ad abitare, nonostante i ricordi dolorosi, perché questa è la sua, la nostra, casa".