Granchio blu, nuova minaccia: non solo vongole allevate, ora le mangia in mare aperto

Sos dei pescatori delle Marche, colonie della specie aliena a soli cento metri dal litorale La richiesta all’Ue: "Fateci pescare sotto costa con reti a strascico o draghe idrauliche"

Un pescatore di Goro, sul delta del Po, mostra i granchi blu trovati nelle reti: ora il killer dei mari sta invadendo anche i fondali dell’Adriatico nelle Marche. La Regione Emilia-Romagna ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza

Un pescatore di Goro, sul delta del Po, mostra i granchi blu trovati nelle reti: ora il killer dei mari sta invadendo anche i fondali dell’Adriatico nelle Marche. La Regione Emilia-Romagna ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza

Ancona, 22 settembre 2023 – Voraci e inarrestabili, li chiamano killer dei mari. Nell’Adriatico non si ferma l’invasione dei granchi blu e dopo le vongole filippine di allevamento, di cui hanno fatto strage dal delta del Po alla laguna veneta, ora potrebbero andare a caccia di quelle di mare autoctone del Mediterraneo (venus gallina), il cosiddetto "lupino". Un pericolo concreto, come spiegano nelle Marche i pescatori di Fedagripesca-Confcooperative. Nei giorni scorsi, infatti, colonie di granchi blu sono state avvistate in maniera massiccia davanti ad Ancona, a una distanza di appena cento metri dalla costa, come fa sapere Domenico Lepretti, presidente del Consorzio di gestione della pesca delle vongole nel compartimento marittimo di Ancona, confermando una proliferazione avvenuta nel giro di qualche giorno.

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È quindi scattato l’allarme tra i pescatori marchigiani, che conoscono bene questa specie aliena, perché hanno iniziato a vederla nelle reti circa quattro anni fa, ma se prima era un ritrovamento sporadico, ora è diventata un’emergenza. Il rischio, infatti, è che dopo avere razziato reti e allevamenti, il granchio blu possa predare anche altre specie, a cominciare proprio dalla vongola di mare, spiegano i vongolari marchigiani, già alle prese con una fase delicata della stagione, caratterizzata tra l’altro da una recrudescenza del costo del gasolio.

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Questo granchio, spiegano da Fedagripesca, "ormai è diventato endemico e non potremo più liberarcene, dobbiamo imparare a conviverci". Diverse le strade da percorrere, in primis pescarlo il più possibile, cercando di ottenere dall’Ue la deroga per catturarlo con attrezzi idonei nella prima fascia costiera, l’area più frequentata dai granchi blu, ma potendo usare reti a strascico e/o draghe idrauliche. E ancora: bonificare le aree produttive di vongole, acquistare nuovo seme perché quello che avevano i produttori è andato distrutto, e poi recintare e proteggere le aree di semina.

Ma occorrono investimenti e ai produttori serve il sostegno anche delle istituzioni, a ogni livello, in questa battaglia economica, sociale e ambientale. Il rischio è che se non si torna a produrre da subito, le aree diventino sterili nei prossimi anni. Di fronte all’allarme del mondo della pesca, all’inizio di agosto il governo ha inserito la lotta al granchio blu nel decreto Omnibus, stanziando 2,9 milioni a favore di consorzi e imprese che lo catturano e smaltiscono. Sul fronte veneto del delta del Po, tra la sacca di Scardovari e la laguna di Barbamarco, il granchio ha prodotto danni pesantissimi. Mancherà il fatturato di novembre, dicembre e tutto il 2024. La stima per i mancati guadagni dei produttori è di 50-55 milioni, solo per quanto riguarda le vongole, cui vanno aggiunte le perdite di cozze. In Emilia-Romagna, l’epicentro dell’emergenza è tra Goro e Comacchio, nel Ferrarese, e fino a luglio le perdite di vongole legate al granchio blu erano già del 30% in un’area che genera un business di 100 milioni l’anno. Il Veneto e l’Emilia-Romagna hanno chiesto al governo lo stato di emergenza.