Abiti in carcere, lavoro di squadra

Solidarietà «Fondamentali i contributi di Comune, Caritas e Curia»

«Siamo nove volontari e tutti da anni cerchiamo di fare il nostro meglio per permettere ai detenuti di avere sempre a disposizione il vestiario necessario. Ma il nostro impegno e le nostre forze non basterebbero certo a raggiungere l’obiettivo se non ci avvalessimo del prezioso supporto di Comune, Caritas e Curia che mettono a disposizione i fondi per acquistare il materiale». Così Giulio Marini presidente dell’associazione Porta Aperta al carcere che si occupa, appunto, di fornire vestiario ai circa cinquecento detenuti del Sant’Anna. In un’intervista esclusiva una delle volontarie ‘storiche’, Alfonsina Gamberini, 87 anni aveva spiegato infatti il lavoro settimanale di distribuzione degli indumenti. Mariini, però, ci tiene a sottolineare come il lavoro più importante svolto dai volontari sia quello del reperimento degli indumenti, che vanno selezionati e suddivisi. «Parliamo di 1500 maglie, seicento felpe, 1500 calze e tanto altro. Teniamo presente però che nell’importante volume di capi rientrano appunto anche calze, ciabatte e boxer che acquistano direttamente Comune, Caritas e Curia. Senza questi ingenti aiuti economici sarebbe impossibile portare avanti il progetto così come senza la collaborazione di tutti i volontari».