
di Silvia Saracino
Alla fine ha vinto il Secchia. Lorena Canossa e Mariano Incerti, titolari dell’agriturismo La Falda, lasciano Campogalliano dopo 13 anni: riapriranno la loro fattoria con gli animali in un altra struttura nelle campagne modenesi, ma di fiume Secchia non vogliono più sapere.
A far traboccare il vaso, a maggio dell’anno scorso, non è stata una goccia ma un metro e mezzo di acqua che ha invaso il piano terra della struttura in via Madonna, a ridosso delle casse d’espansione.
L’ennesima piena del Secchia che ha portato l’acqua oltre la zona golenale dove si sarebbe dovuta fermare: all’alba di un lunedì mattina la fattoria mostrava uno scenario apocalittico, con i vigili del fuoco e i volontari del centro fauna selvatica Il Pettirosso che trascinavano cavalli immersi nell’acqua, galline e conigli caricati nelle gabbie sui gommoni e le capre che annaspavano nella melma tirate per le corna.
Dopo la drammatica esondazione del 2017 quella di maggio 2019 segnò la parola fine dell’agriturismo a Campogalliano, spingendoli ad andarsene.
Lorena Canossa ha affidato ad un post su Facebook i ringraziamenti carichi di amarezza: «Non ci sentiamo più al sicuro e in grado di potere continuare le nostre attività e tanto meno di potere vivere serenamente noi e gli animali in questo luogo... Con tanta tristezza ci vediamo costretti a lasciare la nostra casa...»
La Falda si trovava a ridosso della zona golenale delle casse d’espansione del Secchia ma fino a pochi anni fa non aveva mai avuto problemi: i campi intorno assolvevano la loro funzione di ’spugna’ durante le piene, poi, complici i cambiamenti climatici, il fiume si è ingrossato sempre di più e l’acqua tracima tutte le volte oltrepassando la strada dove si trovano l’agriturismo e alcune abitazioni. Non solo, negli ultimi anni l’acqua ha invaso anche il parco dei laghi Curiel dove si trova un ristorante, con conseguenti danni. Da tempo deve essere realizzato un ampliamento delle casse con fondi già stanziati dal ministero, il progetto di Aipo è pronto ma i lavori non sono mai partiti.
Intanto un ’pezzo’ storico dell’economia locale se ne va.
«Non ci sono più le condizioni per rimanere – dice Mariano Incerti – stiamo ricevendo molti messaggi di solidarietà e ci dispiace molto ma riapriremo presto. Intanto gli animali sono al sicuro in altre fattorie, non ci fidiamo più».