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Alberto muore a 28 anni Un libro in sua memoria

Aveva lottato contro la malattia sottoponendosi a un trapianto di polmoni. Tutta Mirandola in lutto. Gli scout: "Viveva con entusiasmo, aveva tanti progetti"

C’erano tutti i suoi amici, accanto alla famiglia, ieri pomeriggio nel Duomo di Mirandola per rendergli l’ultimo saluto.

La città intera piange la scomparsa di Alberto Meschieri, morto a soli 28 anni lo scorso 14 settembre. Alberto, ‘Meschio 94’ come lo chiamavano gli amici, aveva lottato con determinazione contro la sua malattia, sottoponendosi anche a un trapianto di entrambi i polmoni avvenuto a metà maggio scorso.

Dopo la delicata operazione, il giovane stava bene, come aveva scritto sulla sua pagina social: rappresentava per lui l’inizio di una nuova vita e per questo aveva lanciato l’appello a diventare donatori di organi.

Una battaglia che Alberto ha affrontato fin da piccolo con coraggio e dignità e soprattutto, come ricordano tutte le persone che lo hanno conosciuto, con "una grandissima voglia di vivere".

Quella prospettiva di vita che il trapianto gli aveva donato, consentendogli finalmente di contemplare anche il matrimonio con la sua amata fidanzata Alessia. Un sogno infranto che ha gettato nello sconforto la famiglia, i genitori e i tre fratelli minori; famiglia che ora sta raccogliendo ricordi, aneddoti, fotografie, per realizzare un libro in memoria di Alberto.

Il Duomo di Mirandola non è riuscito a contenere le tantissime persone presenti al funerale: in molti sono rimasti sul sagrato. Ad animare le esequie c’erano gli scout del Mirandola 2, gruppo nel quale Alberto era entrato come lupetto facendovi parte fino a qualche anno fa.

"Durante il suo percorso scautistico ha stretto amicizie importanti, che ha mantenuto nel tempo – raccontano i capi del Mirandola 2 –. Nonostante fosse consapevole delle limitazioni dovute alla malattia, Alberto ha sempre affrontato l’esperienza scout con grande entusiasmo e voglia di fare. Era particolarmente intelligente; nei mesi successivi al trapianto ha dato ben tre esami universitari".

"Lui era così – proseguono altri amici – pieno di progetti e di voglia di vivere, sagace, anche ironico nei confronti della sua malattia, sempre propositivo nei confronti della vita. Aveva la passione per il parapendio, ed aveva anche preso il brevetto, perché voleva vivere al massimo ogni giorno, ogni istante". "Il trapianto era andato bene – commenta un suo ex capo che aveva seguito Alberto quando faceva i lupetti – e questo aveva dato a lui, alla sua famiglia e a noi tutti amici la prospettiva di altri anni insieme. Ma purtroppo qualcosa è andato male e quella giovane vita, quel suo sorriso, si sono spenti per sempre".

Maria Silvia Cabri