
Taissir Sakka
Modena, 7 dicembre 2024 – Nessun elemento che possa confermare una ipotesi di omicidio, anche solo colposo, o di lesioni su Taissir Sakka (nella foto), deceduto per cause naturali. Nessun riscontro neppure sulla querela del fratello: è emerso dalle indagini, condotte dalla squadra mobile, un atteggiamento conflittuale, oppositivo provocatorio e oltraggioso del soggetto verso i militari che procedevano nei suoi confronti. La consulenza tecnica sulle lesioni riportate dall’uomo, poi, non prova che siano legate ad eventuali pestaggi.
La procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo relativo alla morte del 31enne tunisino Taissir Sakka, trovato senza vita la mattina del 15 ottobre 2023 nel parcheggio del cinema Filmstudio 7B, in via Nicolò dell’Abate. Come noto per la morte di Taissir risulta indagato un carabiniere (iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto con l’ipotesi di morte come conseguenza di altro reato), mentre altri cinque colleghi rispondono di lesioni presumibilmente cagionate a Mohamed, fratello del 31enne. La procura, nella persona del pm Niccolini, ha chiesto l’archiviazione sia per quanto riguarda l’ipotesi di morte come conseguenza di altro reato, sia per le lesioni. I legali che rappresentano Mohamed, il fratello della vittima, ovvero l’avvocato Fabio Anselmo e Bernardo Gentile, hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione ed ora si attende la fissazione dell’udienza.
Secondo i legali, infatti, la richiesta di archiviazione si è concentrata quasi esclusivamente sulla ricerca delle cause di morte di Taissir Sakka, senza prendere in considerazione un aspetto che attiene alla privazione della libertà dei fratelli Sakka e che, a parere della difesa, è di fondamentale importanza, avendo dato luogo alle condotte in contestazione ed alla morte di Taissir Sakka. "Dagli atti emerge che l’accompagnamento in caserma dei fratelli Sakka ed il loro trattenimento da parte dei carabinieri non trova alcun fondamento legale e non viene in alcun modo giustificato" spiegano nell’opposizione.
Dall’autopsia emerse come il 31enne morì a seguito di una grave cardiopatia. Prima del decesso Sakka, come noto, era stato sottoposto ad un controllo dei carabinieri dopo che i militari si erano recati presso la Polisportiva ARCI di Ravarino, dove era stata segnalata una lite. I carabinieri trovarono sul posto i fratelli Sakka: persone conosciute alle forze dell’ordine e, in quel momento, in stato di ubriachezza. Dopo una permanenza in caserma i due giovani erano stati rilasciati ma, al momento del rilascio, era insorto un diverbio tra i fratelli Sakka e due dei militari intervenuti.
A quel punto Mohamed per qualche minuto era stato riportato in caserma mentre Taissir si era allontanato. Una volta uscito nuovamente dal comando, però, Mohamed – era emerso dai verbali – aveva ripreso ad insultare i carabinieri e i militari si erano posti alla ricerca dei fratelli. Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere del fratello, Mohamed si era poi recato in questura, denunciando che nella serata del 14 ottobre, a seguito dell’intervento dei carabinieri a Ravarino, lui e Taissir erano stati caricati separatamente su due auto di servizio e portati al Comando Provinciale. Al momento di farvi ingresso Mohamed avrebbe visto in una stanza Taissir steso a terra ammanettato, che gli avrebbe rivolto le parole "mi stavano picchiando". Mohamed avrebbe protestato ma, secondo la denuncia presentata, dopo aver offeso i militari sarebbe stato pestato nei corridoi. Subito sono scattate le indagini della squadra mobile che si sono basate anche sulle immagini di sorveglianza, dalle quali non sarebbe emerso alcun elemento probatorio. Infatti la procura fa presente come Taissir venga ripreso dalle telecamere integro mentre esce dalla caserma.
La difesa invece, nel presentare opposizione, fa notare come i fratelli Sakka non avessero commesso alcun reato che ne giustificasse e legittimasse un arresto. "Nemmeno l’oltraggio a pubblico ufficiale, non contestato peraltro, prevede la possibilità di fermo o arresto" sottolineano gli avvocati, facendo presente come i due fossero solo ubriachi. "Il trattenimento dei fratelli Sakka, già identificati sul posto, appare del tutto illegittimo ed arbitrario". La difesa chiede quindi al giudice che la procura disponga l’imputazione coatta a carico degli indagati per il reato di lesioni ai danni di Mohamed e che vengano disposte ulteriori indagini anche in relazione al reato di sequestro di persona.