
’Blot’ sarà sabato alle 19 al teatro delle Passioni
Sarà ‘Blot – Body Line of Thought’, in programma sabato alle 19 al teatro delle Passioni, a chiudere quest’anno la stagione di Ert in città. La performance si colloca nell’ambito del focus di drammaturgia fisica ‘Carne’. Ideato dalle artiste Simona Deaconescu, rumena, e Vanessa Goodman, californiana, ‘Blot’ è uno spettacolo ibrido in costante cambiamento, un mix fra conferenza e spettacolo coreografico, che esplora il movimento in relazione ai batteri presenti nel nostro corpo, come spiega la Deaconescu.
Cosa evoca il titolo?
"Blot è l’acronimo di Body Line Of Thought (Linea di Pensiero del Corpo). Il titolo è un invito a ‘ripensare il corpo’ come un contenitore che non appartiene solo a noi, ma che è condiviso con milioni di microbi che lo abitano. Nella performance esploriamo l’identità dal punto di vista del nostro microbiota, associando il sistema immunitario a un altro livello di identità, quello che influenza le nostre vite così profondamente quanto i contesti culturali e sociali. Attraverso gli scambi quotidiani contaminiamo i microbiomi degli altri".
Come viene concepito il ‘corpo’ nello spettacolo?
"Il corpo viene spogliato dei significati sociali imposti dal linguaggio, diventando un territorio aperto, pronto per essere abitato da micro-comunità. Un corpo fluido e femminile, un cyborg nel senso del manifesto di Donna Haraway: ibrido, relazionale e mutevole. Si muove attraverso temporalità diverse, ora paziente, ora allarmato. Non è un singolo corpo ma una molteplicità di corpi".
Quale il legame con il mondo dei batteri?
"In ‘Blot’ la nostra connessione con il mondo dei batteri è sia intima che fondante. Non vediamo il corpo umano come un individuo isolato ma come un ospite abitato, influenzato e costantemente rimodellato da trilioni di microorganismi. La nostra pelle, il sudore e anche le risposte emotive sono mediate dalla vita dei batteri. Durante lo spettacolo lavoriamo con questa idea sia poeticamente che scientificamente. Parliamo del microbiota non solo come una realtà biologica ma come una chiave per capire l’identità".
Perché avete scelto di sottolineare questa connessione?
"Sia io che Vanessa Goodman ci siamo rivolte alla scienza alla ricerca di un sistema che potesse fare da ponte fra le nostre due pratiche artistiche. Sul palco le danzatrici (Simona Dabija, Maria Luiza Dimulescu) si impegnano in un dialogo continuo fra testo e movimento".
È vero che prima di ogni performance, coltivate i batteri del vostro corpo in Agar-Agar per un mese?
"Sì: lasciamo che le colture microbiche, prese da diverse parti del nostro corpo, si sviluppino formando paesaggi batterici unici. Questi sono poi analizzati con un microscopio e trasmessi dal vivo durante lo show".