Botte, furti ed estorsioni tra baby gang rivali: 21 minorenni denunciati

La polizia identifica i membri delle temutissime bande di ragazzini. Da febbraio hanno messo a segno pestaggi e reati come veri criminali

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di Valentina Reggiani

E’ difficile pensare a gruppi di adolescenti che, coltellino nascosto in tasca, trascorrono le giornate mettendo a segno rapine, furti o, ancor peggio, picchiando altri ragazzini solo per il ‘gusto’ di farlo, per sentirsi potenti. Ancor più difficile immaginare ragazzine appostate nei bagni di un parco, in attesa di una vittima da massacrare non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Eppure i membri della nota baby gang - se così si può chiamare - Daisan sono stati per lungo tempo l’incubo dei commercianti del centro storico così come la paura più grande dei giovanissimi frequentatori delle piazze cittadine. La polizia di Stato e le altre forze dell’ordine hanno però silenziosamente e sistematicamente monitorato la situazione, restituendo un grande segnale alla città.

Sono infatti 21 i ragazzi e ragazze minorenni, 7 italiani e 14 stranieri tra i 14 e i 17 anni destinatari di ben 34 denunce. Di questi ‘branchi’ di ragazzini si parlava da tempo, dopo i pestaggi cruendi ai danni di altri minori postati direttamente sui social e divebtati virali. L’importante risultato arriva al termine di una articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura dei minori di Bologna e condotta dalla Squadra Mobile di Modena, diretta da Mario Paternoster. I membri delle aggregazioni giovanili violente locali, che si sono resi responsabili di più ipotesi di reato, a partire da febbraio e sono stati tutti identificati e, appunto, denunciati e l’attività di indagine ha permesso di istruiire ben cinque diversi procedimenti penali. Ma chi sono i Daisan? E gli Sooz il cui nome emerge dalle indagini? La prima è una banda creata da minori filippini che, fino allo scorso anno, frequentavano per lo più la scuola media. Via via sono entrati nel gruppo anche ragazzini italiani ma soprattutto nordafricani, alcuni dei quali sottoposti a veri e propri riti di ‘iniziazione’ dopo che gli stessi – non di rado – avevano provato a sottrarsi alla ‘chiamata’ dei leader. Nel tempo si sono unite anche ragazzine che hanno creato gang parallele, alcune filippine e altre nordafricane. Una volta che i diversi gruppi si sono fortificati, hanno preso possesso del territorio, minacciando cittadini, commercianti e, appunto, coetanei, dando vita a risse, pestaggi, appostamenti, rapine, estorsioni, furti.

Gli ‘Sooz’ sono invece un gruppo ’meno violento’ che, in una occasione, è arrivato allo scontro con i Daisan. L’episodio è avvenuto in stazione, il 5 febbraio scorso. Quel pomeriggio i due gruppi di minori si sono affrontati a seguito di un banale diverbio e un ragazzino è finito in ospedale. Le scene di violenza sono state immortalate dalle telecamere cittadine e per quell’episodio sono stati indagati 12 minori per rissa, minacce e lesioni. Il giorno seguente, domenica pomeriggio, una ragazza del gruppo "Daisan 216" presente alla rissa in stazione, nel reincontrare casualmente altre coetanee del gruppo opposto, ha iniziato con alcune amiche a rincorrerle e a minacciarle, costringendole a nascondersi in un negozio: 51 i baby membri che hanno partecipato o assistito alle risse avvenute in quel week end.

Il 27 febbraio i minori hanno poi messo a segno un furto all’istituto "San Carlo", imbrattando con gli spray alcuni muri della scuola. Le indagini, svolte dalla polizia insieme ai carabinieri hanno permesso di rintracciare 5 minori, ma le bande non si sono fermate: il primo marzo hanno danneggiato e rubato nelle auto parcheggiate in viale Amendola mentre l’8 aprile è diventato virale il pestaggio, postato su Instagram, ai danni di una 15enne nei parcheggi del Novi Park. Le autrici - come ricostruito dalla mobile - avevano percosso la studentessa con violenza, sbattendole il capo a terra. Gli ultimi episodi si sono verificati invece il 5 e 6 luglio, nel quartiere Madonnina quando alcuni appartenenti ai "Daisan 216" rapinavano un minorenne, per poi il giorno seguente estorcere denaro con violenza ad altri due coetanei. Secondo gli inquirenti non è stato riconosciuto un elemento associativo comune alle diverse azioni, tipico invece delle baby gang vere e proprie ma grazie all’indagine i gruppi si sono praticamente ‘sciolti’.