Campione di solidarietà: "Curare le persone in Camerun è un’esperienza unica"

Giovanni Ferrari, primario di Urologia all’Hesperia Hospital "L’idea è quella di creare una collaborazione continuativa per una formazione sul campo dei colleghi africani".

Campione di solidarietà: "Curare le persone  in Camerun è un’esperienza unica"

Campione di solidarietà: "Curare le persone in Camerun è un’esperienza unica"

Le tecniche più all’avanguardia nel campo della chirurgia urologica, la competenza acquisita in tanti anni di sala operatoria, al servizio di popolazioni africane per curare i propri malati.

E’ stata una esperienza formativa e umana quella del professor Giovanni Ferrari, modenese, primario del reparto di urologia dell’Hesperia Hospital, in Camerun presso l’ospedale della capitale Yaoundè.

"L’idea è quella di creare una collaborazione continuativa per una formazione sul campo riguardo l’utilizzo di moderne tecniche urologiche e anche di chirurgia generale - racconta il prof. Ferrari - . Tutto è nato dalla presenze nel mio team del dottor Nyek Nicolas, originario del Camerun. Grazie a lui abbiamo preso contatti con l’ospedale centrale universitario ed è iniziata questa cooperazione che mi ha portato a vivere una esperienza unica anche dal punto di vista professionale".

Si tratta di un progetto legato al presente ma soprattutto al futuro. "Lo scopo finale è quello di creare continuità e fare crescere qualcosa per dare loro autonomia. L’ idea è quella ogni due mesi di essere presenti con un medico della mia squadra e dare la chiave per la formazione di un reparto moderno. Questo aiuterà a creare una connessone stabile nel tentativo di portare con efficacia la nuova tecnologia in Camerun nel campo dell’urologia".

Il professor Ferrari entra poi nel particolare di questa sua esperienza che possiamo definire umanitaria. "E’ stata la mia prima volta in Africa, mi sono portato a casa la voglia di crescere di questo popolo. Durante i molti interventi effettuati in sala operatoria, ho riscontrato grande interesse anche nei giovani medici che presto verranno in Italia per uno stage di lavoro. La riconoscenza del personale sanitario, l’affetto dei pazienti, gli abbracci ricevuti, sono stati momenti molto gratificanti. Ho incontrato persone allegre e gioiose, non disperate, semplici e umili. Malati che aspettavano un intervento da sei mesi e non avevano i soldi per venire in Europa. Ora, create le condizioni per continuare questa missione, l’obiettivo sarà quello di introdurre tecnologie laparoscopiche ma anche con laser e robot. Non conosco la strada per ottenerli, ma sia l’Italia che l’Europa hanno stanziato finanziamenti per l’Africa in modo da poter acquistare materiale per curare una popolazione che ha una età media di vita di 59 anni contro i nostri 83".