UN NOME ufficiale ancora non ce l’ha, ma gli addetti ai lavori, in modo del tutto informale, per non fare troppi giri di parole già lo chiamano ‘Cruscotto’. È il nuovo strumento tecnico messo a punto dalla Regione per il settore delle carni, creato ad hoc per poter valutare, grazie a una serie di parametri oggettivi, la serietà delle cooperative alle quali si vorrebbe appaltare o alle quali già si è appaltato. Così da facilitare i controlli ed individuare in anticipo le società più a rischio, soprattutto in base ai loro trascorsi.
Il progetto – già attivato recentemente per i primi test e pronto ad essere utilizzato a pieno ritmo fin da ora – consente dunque alle aziende committenti e ai sindacati, su loro espressa richiesta, di ottenere una sorta di identikit su una specifica cooperativa del settore. E il profilo che emergerà dall’incrocio di diverse banche dati, in possesso della Regione e delle Camere di Commercio, indicherà innanzitutto il grado di affidabilità della società in questione, con tanto di codici a colori che semplificheranno la comprensione dell’esito finale.
I fattori di rischio presi in considerazione dal ‘cervellone’ sono molteplici: si va dalla composizione dei cda ai passaggi di lavoratori tra le cooperative, dalle vicende societarie – compreso il ‘domino’ delle liquidazioni pilotate seguite da meri cambi di intestazione – alla disanima della caratteristiche tecniche e delle irregolarità già riscontrate in passato in ogni singolo operatore. Un’arma in più – gratuita per aziende e sindacati, perché i costi sono a carico della Regione – per isolare in anticipo le cooperative meno limpide, ma anche una mossa che vuol togliere qualche alibi a chi appalta con troppa leggerezza. Perché poi sarà più difficile sostenere di non aver capito prima a chi ci si è affidati.
Il cosidetto ‘Cruscotto’ è stato comunque illustrato due giorni fa, in tutti i suoi dettagli, dai tecnici regionali al Tavolo provinciale della carni, al quale erano presenti rappresentanti degli imprenditori, centrali cooperative, sindacati ed enti locali. Che su questo progetto si sono mostrati i più ottimisti, a partire dal presidente della Provincia Gian Domenico Tomei, che ha ribadito «l’impegno delle istituzioni per proseguire il confronto tra tutte le parti, per favorire una prospettiva di qualità a un settore fondamentale per il territorio».
«Può diventare un importante passo in avanti – ha commentato Massimo Paradisi, sindaco di Castelnuovo con delega provinciale sul tema carni – se aziende e sindacati crederanno davvero e utilizzeranno questo nuovo strumento in grado di illuminare meglio le troppe zone grige che ancora restano nel settore. Ovviamente nessuno può essere obbligato ad usarlo o a tenerne conto per le proprie decisioni, ma puntiamo su una presa comune di responsabilità da parte di tutti, fornendo un’aiuto a favore della trasparenza e di scelte più consapevoli».
Infine, ecco il nodo ‘governativo’: perché il Cruscotto possa attingere a banche dati nazionali ancora più ampie – diventando così più efficace e utile anche per i controlli della Guardia di Finanza e dell’Ispettorato del Lavoro – da Roma servirebbe l’adozione del progetto da parte dei Ministeri competenti. Firme che al momento, per ovvi motivi, non appaiono certo imminenti.
Valerio Gagliardelli