"Chi apre le attività rischia multe e denunce"

L’avvocato Marco Pellegrini: "Si va dalla sanzione al reato di epidemia colposa. E se i clienti non rispettano il distanziamento potrebbero avere problemi"

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Domani è il giorno della protesta, della disobbedienza civile. Una data scelta dai ristoratori di tutta Italia per protestare contro le chiusure imposte dal Governo. Con l’hashtag #ioapro, però, fanno sentire la propria voce anche i titolari di palestre e di altre attività. A quanto pare non si tratta di una data unica: c’è chi fa sapere, infatti, che la giornata di domani sancirà l’effettiva riapertura delle attività. Una disobbedienza collettiva che però si scontra con multe e sanzioni. I controlli, coordinati dalla prefettura, ovviamente ci saranno. In mattinata la prefettura ricorderà di rispettare le regole come è sempre stato fatto. "Lo faremo col massimo rispetto di tutti – spiega il prefetto Pierluigi Faloni – con la massima pacatezza di sempre. Tutta la collettività avverte il disagio ma è necessario che ognuno di noi faccia la propria parte. Non c’è alcuna volontà vessatoria ma i controlli ci saranno nel rispetto delle leggi perchè i numeri dei contagi continuano ad aumentare". A spiegare i rischi delle aperture è ’illegittime’ è l’avvocato Marco Pellegrini.

A cosa va incontro chi sceglie di restare aperto?

"Violando la norma si va incontro ad una sanzione amministrativa da 400 euro. Ma, cosa ancor più grave, gli esercenti possono subire la sospensione dell’attività da cinque a trenta giorni. E’ evidente che un organo accertatore, oltre ad emettere il verbale e rispettive sanzioni deve immediatamente fare cessare l’attività".

Quindi scatta in automatico la chiusura?

"Occorre far cessare la condotta in violazione della norma. Se non ottemperi all’ordine immediato di chiudere subentrano poi i reati – quindi conseguenza indiretta – come il mancato rispetto delle norme dell’autorità, articolo 650. Poi magari scatta la lite e subentrano altri reati ancora. Teniamo presente che l’accertatore, dal momento che entra nel locale deve verificare che non siano state violate anche altre normative anti assembramento; quelle che prevedono il numero massimo di persone al tavolo, ad esempio".

Ci sono rischi anche per i clienti?

"Se il ristoratore non rispetta le norme anti assembramento; ovvero fa sedere al tavolo otto persone, anche i clienti rispondono della violazione. Se il cliente, in sostanza non rispetta del distanziamento sociale risponde della stessa sanzione amministrativa. Chiaro che il ristoratore rischia molto di più. Poi se si genera un focolaio tra i clienti si può contestare il reato, grave, di epidemia colposa. Ipotizziamo che un ristoratore faccia sedere quaranta persone al posto delle venti previsti dalla normativa e si generi un focolaio, l’epidemia non è più colposa ma dolosa perchè accetta il rischio che si diffonda il virus".

Cosa consiglia?

"Sconsiglio questo tipo di protesta. Serve qualcosa che rappresenti collettivamente. Non è aprendo venerdì 15 che le cose cambiano. Magari gli accertatori fanno allontanare il cliente che neppure paga il pasto e davanti c’è una chiusura del locale. Per me non è disobbedienza civile ma è oltre: una condotta che può andare a ledere la pubblica incolumità".

Valentina Reggiani