Colletta alimentare per la Casa della Carità

Frassinoro, da 80 anni l’ex ospedale dei partigiani ospita gratis i bisognosi. Si vive di solidarietà: per due giorni raccolta di beni nelle chiese del Frignano

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Si terrà oggi e domani in varie parrocchie dell’alto Appennino modenese la ‘Giornata del Ringraziamento’ dedicata alla Casa della Carità di Fontanaluccia (Frassinoro). "Un tempo – ricorda don Luciano Benassi (nella foto), parroco di Fiumalbo-Pievepelago-Riolunato che ha aderito all’iniziativa – si donavano alla chiesa alcuni prodotti dell’agricoltura per ringraziare Dio dei benefici nei raccolti; oggi invece vengono raccolti vari beni alimentari e di consumo che saranno poi donati alla Casa della Carità che ospita gratuitamente le persone più bisognose dell’Appennino".

In queste parrocchie i doni vanno depositati in chiesa oggi e domani mattina sino alle 12. Da ottant’anni a Fontanaluccia, piccolo borgo di confine della Val Dolo – provincia di Modena ma diocesi di Reggio – le parole di don Mario Prandi sono un testamento per chi vive nell’Ospizio Santa Lucia da lui fondato nel 1941 poco prima di istituire la Congregazione mariana delle Case della Carità, ora diffusa anche all’estero. Vi alloggiano una quindicina di ospiti, quattro suore con una quarantina di volontari e ausiliari, coinvolgendo anche gli uomini che vivono all’eremo della Macchiaccia e le sorelle della casa di preghiera a Pietravolta. Chi segue la struttura parla di come in questa casa l’attività continui ancora con lo stesso spirito di ‘dare accoglienza alle persone più fragili: una piccola comunità, come una famiglia’. Anziani senza parenti che possano assisterli, oppure persone con disabilità fisiche o psichiche che insieme ad altri trovano sostegno, amore e uno scudo alla solitudine.

Non si paga una retta, questa non è una struttura protetta e non ci sono convenzioni pubbliche: ognuno condivide quello che ha, anche solo la pensione sociale, e con la cassa comune si affrontano le spese. La casa (in origine era una vecchia osteria) venne donata a don Mario dai genitori di due ragazze disabili "e durante la Resistenza fu un ospedale per i partigiani della Repubblica di Montefiorino".

g.p.