
Corsie ciclabili in via Panni: "Una soluzione vantaggiosa. Ma serve ridurre la velocità"
"Le corsie ciclabili? Non sono per forza meno sicure delle piste separate dalla carreggiata". Non ha dubbi Davide Paltrinieri, referente Modena 30, che mette a punto la mappa delle criticità che ancora oggi ostacolano i tragitti, quotidiani e non, di chi si muove in sella alla propria bicicletta. "Sotto questo punto di vista, il modello di Via Panni - dove non c’erano gli spazi fisici per altri tipi di soluzioni - è tutto sommato soddisfacente. Le piste ciclabili, che sia in sede propria o in carreggiata, sono invalicabili dalle automobili, mentre le corsie ciclabili possono essere impegnate anche da altri veicoli se non occupate da ciclisti. È facile osservare però che, stando in strada nella loro naturale posizione, alla destra della carreggiata, i cittadini in bicicletta risultano più visibili, anche in corrispondenza di incroci e passi carrabili, dove invece nelle attuali ciclopedonali inframezzate da mille ostacoli visivi, spesso si rischia che l’altro utente ’compaia’ all’ultimo istante – prosegue Paltrinieri – Nonostante questo, con le modifiche al codice della strada recentemente approvate in Parlamento ed ora passate in Senato si andrà a limitare le possibilità di controlli di velocità e di intervento delle amministrazioni locali: tra questi è prevista anche l’abolizione delle corsie ciclabili, seppure siano ampiamente usate ovunque in Europa. Una riforma che si rivelerebbe più pericolosa che altro e alla quale continuiamo ad opporci".
Inoltre, Modena 30 "promuove" in via Panni anche l’introduzione dei "sistemi di moderazione del traffico (dossi rialzati ai passaggi pedonali), che sono di per sé un elemento di sicurezza, poiché la velocità è la causa principale di incidentalità nelle strade urbane". Sarebbe utile, però, anche "ridurre il limite di velocità a trenta chilometri orari in questa strada – conferma Paltrinieri –. Chiedere Modena30, una città a misura di persone con spazi più democratici, significa anche iniziare a riconoscere che ci sono cambiamenti inevitabili alle nostre abitudini che, anche a prescindere da un necessario sviluppo del trasporto pubblico, possono trovare forte stimolo da una moderazione della velocità e della presenza dei mezzi privati – prosegue Paltrinieri –. Considerato che studi dimostrano che statisticamente le automobili crescono in larghezza di un centimetro ogni due anni, occorre riflettere anche sulla dimensione degli spazi, che non sono infiniti. Servono misure di mobilità che promuovano alternative e diano sicurezza e competitività anche a modi alternativi alle automobili, che continueranno ad essere necessarie in certe situazioni, ma che non possono essere il mezzo di trasporto per tutti, anche semplicemente perché non c’è spazio".
In via Panni però rimane ancora qualche "spina" da sfilare. "Le corsie ciclabili sono più sicure, ma il sottopasso complica lo scenario. Quello che prima si faceva in piano, ora si fa in discesa. La curve inoltre sono strette e cieche. Diciamo che in questo senso, si è data priorità alle auto piuttosto che ai pedoni o i ciclisti. Bisogna valutare le migliori soluzioni strada per strada".
g. d. c.