REDAZIONE MODENA

"Così abbiamo salvato il Golf dal fallimento"

Il gioielliere Pietro Blondi, tra i fondatori del club di Colombaro: "Il debito era alto, un piano di risanamento ha evitato la vendita all’asta"

"Abbiamo salvato il Modena Golf & Country Club, uno tra i più importanti d’Italia con una squadra giovanile che vince spesso. Il rischio fallimento era altissimo mentre dopo oltre quindici anni di accesi contrasti che avevano portato la società immobiliare proprietaria ad accumulare un forte indebitamento oggi la situazione ha avuto un epilogo positivo. Io che qui giocavo con Nigel Mansell a golf, sport che interessa molto anche ai due attuali piloti Ferrari Leclerc e Sainz, sono molto contento".

Parte da qui Pietro "Piero" Blondi, noto gioielliere di Modena - tra gli imprenditori soci fondatori nel 1988 del golf club di Colombaro, collocato tra Formigine, Castelnuovo e Maranello - nel raccontare le vicende travagliate di questo luogo di sport tra i più prestigiosi d’Italia. E’ stato infatti disegnato dalla star tedesca del golf Bernard Langer su quasi cento ettari di terreno verde dove, come in tutti i golf club, si sviluppano anche "affari" edilizi. Non tutti sanno, infatti, che nei golf club si può anche abitare e in quello di Modena ci sono circa 150 persone tra residenze e seconde case.

Blondi partiamo dalla fine, che accade?

"La notizia è che si è chiuso il concordato che pendeva sul club, il buco di bilancio da 5 milioni della società immobiliare proprietaria viene chiuso e, grazie a un mutuo acceso con il Bpm (il vecchio Banco San Geminiano San Prospero) tra 25 anni l’Associazione Sportiva Modena golf e Country Club che lo gestisce con i suoi soci sarà proprietaria senza oneri della struttura".

Andiamo per gradi, lei ha parlato di rischio concreto di fallimento, di buchi di bilancio e ora di un mutuo, facciamo chiarezza?

"Le vicende che avevano portato la società immobiliare proprietaria del campo ad un passo dal fallimento, che avrebbe comportato la vendita dell’intero complesso al miglior acquirente in sede di asta (gli era stato attribuito un valore di 7,5 milioni di euro quando solo il capitale sociale della società era di 13 milioni), sono risalenti ai primi anni duemila. All’epoca iniziarono i contrasti fra il socio di maggioranza relativa Cooperativa Costruttori di Carpi - CMB che aveva il 20% ed alcuni altri soci che avevano partecipato a questa importante iniziativa immobiliare".

Come finì?

"Anni di contrasti hanno portato a una ampia situazione debitoria e contenziosi: tre anni fa l’immobiliare decise di portare i libri in Tribunale tra lo sconcerto dei membri-soci della società di gestione sportiva. Il rischio era che il Golf Club sarebbe stato assegnato a investitori che non aspettavano altro che un’asta, magari al ribasso, per appropriarsi di questo goloso boccone".

Che avete fatto allora?

"Dopo tre anni di paziente lavoro, i liquidatori del Golf Club Modena, Giorgio Antonioni e Claudio Trenti, che ringraziamo, hanno allestito un piano di risanamento della società immobiliare che consentisse da un lato il pagamento di tutti i debiti accumulati portando all’azzeramento del passivo e consentendo all’Associazione Sportiva di continuare nella gestione. Il vero e proprio colpo di scena c’è stato nel dicembre scorso: alla assemblea straordinaria del Golf Club si è costituito un numero di soci di minoranza sufficiente a deliberare all’unanimità di approvare il piano di risanamento e scongiurare così la vendita del complesso golfistico all’asta".

Però c’è un mutuo.

"Sì di circa 90mila euro l’anno, ma il Bpm, che ha lavorato con lo studio legale Colizzi & Associati di Modena, ha l’ipoteca sul Golf Club che vale molto di più, circa 15 milioni, dei circa 3,5 milioni di euro totali del mutuo acceso".

Stefano Luppi