
I fatti oggetto delle indagini sarebbero avvenuti nella stazione delle corriere a Vignola
"E’ successo. Mi ha chiesto di farlo e poi mi hanno ripreso dalla finestra del bagno della stazione, dove mi avevano fatto entrare". Con grande coraggio nei giorni scorsi la 13enne che denunciò lo scorso anno di aver subito una violenza sessuale da parte dell’allora fidanzatino ha ripercorso quel terribile pomeriggio di abusi in stazione a Vignola. La minore, che all’epoca dei fatti aveva 12 anni, è stata sentita in forma protetta nell’ambito dell’incidente probatorio. Ora gli atti torneranno in procura e il pm titolare del fascicolo dovrà decidere se rinviare o meno a processo gli indagati. Si tratta di tre minori che all’epoca avevano tra i 15 e i 16 anni, residenti tra Modena, Savignano e Vignola: uno risponde di violenza sessuale aggravata e tutti di divulgazione di materiale pedopornografico. La violenza era avvenuta nei pressi della stazione delle autocorriere e del caso si era occupata la squadra mobile – coordinata dalla procura dei minori - che, nell’immediatezza dei fatti aveva effettuato perquisizioni nell’abitazione degli indagati, al fine di porre sotto sequestro i dispositivi informatici in loro possesso.
In base a quanto emerso dagli accertamenti quel pomeriggio la 12enne era stata obbligata con un ricatto a subire atti sessuali dal fidanzatino (in realtà, è emerso durante l’audizione, conosciuto sui social ed incontrato per la prima volta quel giorno), per poi essere ripresa con un telefonino dall’amico dello studente che, per effettuare il filmato, si era addirittura ‘posizionato’ sotto la finestra dei bagni dell’autostazione. Il video in questione era stato poi diffuso pochi attimi dopo al terzo amico che pare lo avesse cancellato subito dopo. La ragazzina, però, durante la testimonianza ha ‘scagionato’ quest’ultimo, sostenendo come avesse ricevuto il filmato ma come non si trovasse ‘sotto’ la finestra. Il minore – difeso dall’avvocato Giacomo Tognetti – si era sempre dichiarato estraneo ai fatti. Al momento tutti e tre, di origine tunisina rispondono del reato di divulgazione di materiale pedopornografico in concorso morale e materiale tra loro. Secondo il racconto reso dalla vittima lo studente, quel giorno, nell’obbligarla a compiere atti sessuali l’aveva minacciata dicendo: se non lo fai, ti lascio. La ragazzina, intimorita dal tono aggressivo – come confermato in aula - avrebbe ‘eseguito’ l’ordine sotto choc. Infatti la vicenda era venuta a galla dopo che la 12enne si era confidata con la propria psicologa. Subito era scattata la segnalazione ai familiari della ragazzina che avevano sporto denuncia.
v. r.