Dalle sue idee sono germogliati nuovi progetti

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Andrea

Landi*

Non posso e non voglio dimenticare il 19 marzo 2002. E’ la data che più ha segnato la mia vita di docente di quella che allora, 20 anni fa, era la facoltà di Economia e che oggi è il dipartimento che porta il nome di Marco Biagi. Apprendemmo la notizia dell’assassinio con incredulità e sgomento. Marco era uno dei docenti più rappresentativi, con una grande capacità espositiva e una profonda conoscenza delle tematiche del mercato del lavoro. Si rivolgeva soprattutto ai giovani spiegando la necessità di una riforma che doveva colmare il divario tra formazione e lavoro. Ricordo anche quella che fu la reazione dell’ateneo: l’istituzione di una fondazione di ricerca che porta il suo nome. Tanti i giovani ricercatori che vi collaborano e che in questi 20 anni hanno portato avanti le idee di Marco facendo germogliare nuovi progetti e proposte indirizzate a migliorare le regole e il funzionamento di un mercato del lavoro in rapida e complessa trasformazione. Oggi quando partecipo alle sedute di laurea sento il dovere di rivolgermi ai nostri laureati che si accingono ad entrare nel mondo del lavoro, per ricordare loro chi era Marco Biagi. Parlo del docente, della serietà e ricchezza dei suoi studi, dell’uomo che amava profondamente il suo lavoro e del rapporto privilegiato che aveva con i suoi studenti, della capacità di coinvolgerli in approfondimenti tematici che andavano ben oltre i tradizionali contenuti del corso. Ma mi preme soprattutto ricordare loro che laurearsi nel nostro dipartimento significa anche assumersi un impegno nei confronti della società, che comporta correttezza dei comportamenti, rispetto delle opinioni degli altri, essere parte di una comunità, ma anche contribuire responsabilmente al suo benessere. Sono i principi che hanno guidato l’opera di Marco e che tutti noi dobbiamo ricordare e difendere.

*Ex preside

Facoltà di Economia