WALTER BELLISI
Cronaca

Fabrizio Tazzioli, liutaio contadino: "Così creo i violini"

Sull’Appennino modenese gestisce la propria bottega: "Io un artista? Ma no, sono solo una persona che ama lavorare la terra"

Fabrizio Tazzioli, 60 anni, gestisce la bottega del liutaio a Lama Mocogno

Lama Mocogno (Modena), 28 giugno 2021-  Dalla finestra del laboratorio lo sguardo è colpito dalla vetta del massiccio del Cimone ancora segnata da chiazze bianche. Siamo sull’Appennino modenese, a Barigazzo di Lama Mocogno, 1217 metri sul livello del mare, un’ottantina di anime. In questa piccola realtà, ricca di verde, si scoprono perle rare, come quella della bottega del liutaio. É Fabrizio Tazzioli a gestirla, a muovere minuscole pialle, ricavate da una vecchia forcella di bicicletta, per scalfire e modellare sottili tavole e fettucce di legno pregiato che daranno vita a un violino le cui note risuoneranno in chissà quale concerto. "Io un artista? No, sono un contadino liutaio", dice. "Continuo a coltivare i campi e allo stesso tempo lavoro il legno e costruisco strumenti musicali, non solo per chi me li chiede, ma anche per me, per suonare assieme ai miei figli e ai miei nipoti, perché ci vuole anche un po’ di allegria". Fabrizio , in realtà, è un artista. Con il suo sapere e le sue mani meticolose crea violini, violoncelli, chitarre, mandolini ‘su misura’. "Continuo la tradizione di famiglia avviata da mio bisnonno Ottavio Lancellotti a metà dell’Ottocento, che era un ebanista. Lui suonava il violino, andò a Roma, conobbe un liutaio e quassù iniziò a fare quel lavoro", racconta. Lei ha appreso dai suoi avi? "Da bambino frequentavo la bottega dei miei zii, musicisti, che costruivano violini e chitarre. Giocavo con quegli strumenti. Mi sono arrangiato, ho studiato da solo e ho frequentato liutai anche di Cremona. Io adotto la tecnica cremonese per i violini, mentre il mio bisnonno quella francese. Anche i miei figli e i miei nipoti hanno iniziato a costruire alcuni strumenti, io ho seminato, speriamo che nasca in loro la voglia di entrare in questo meraviglioso mondo". Da quanto tempo svolge que sta attività? "Da almeno quarant’anni. É una passione che ho nel sangue. Poi, ci metto l’amore, e quando c’è amore arrivano le soddisfazioni". Chi sono i suoi clienti? "Lavoro su ordinazione. Da me non viene l’amatore che inizia a suonare il violino, ma il musicista che, a un certo punto della professione, ha esigenze che vanno oltre lo strumento costruito in fabbrica e ne chiede uno su misura". Utilizza materiali particolari nei violini? "Per la tavola armonica, che è il cuore dello strumento, uso l’abete rosso della Val di Fiemme. Lo stagiono io, dieci anni. Mi faccio anche la vernice con resine che raccolgo negli alberi e le colle animali, quelle di una volta". Lei consegna al cliente il violino già accordato? "Esattamente. C’è anche una tradizione di musicisti nella nostra famiglia. Nel 1919 mio bisnonno Ottavio aveva 20 allievi di violino qui a Barigazzo. Lui ha sempre suonato e scritto musica, come poi hanno fatto anche i miei zii. Avevano un repertorio, scritto da loro, di musiche della zona che chiamiamo folcloristiche, ma hanno qualche cosa in più, sono musiche quasi colte, con primo, secondo e terzo violino e alcune armonizzate con violoncello e basso continuo. Conservate gli spartiti? "No, sono andati persi. Mio bisnonno aveva scritto un centinaio di pezzi. Li faceva imparare e poi nascondeva gli spartiti. Si tutelava in questo modo dai ‘pirati’ della musica. Conserviamo ancora una memoria di 25 pezzi che abbiamo scritto e registrato alla Siae. L’orchestra dei miei zii, la Tazzioli, ha continuato fino ai primi anni Ottanta. Era abbastanza famosa in zona. Loro suonavano il violino e noi ragazzi suonavamo da accompagnamento con le chitarre e il basso. Alcuni anni fa è stato ripreso il carnevale di Barigazzo e a suonare il violino ci sono i miei figli, i miei nipoti e anch’io. Perché si definisce contadino? "Continuo a lavorare la terra, da 25 anni coltivo grani antichi e ho costruito un piccolo mulino".