«Fonderò un nuovo partito con Calenda»

UNA decisione sofferta, ma a suo avviso inevitabile. Dopo tanti anni di militanza attiva, il senatore spezzanese Matteo Richetti lascia il Pd per intraprendere un nuovo progetto politico.

Richetti, partiamo dallo strappo: la mancata fiducia al governo Conte bis

«Per me non c’erano le condizioni per dire di sì. Per 14 mesi ha avallato provvedimenti come porti chiusi, decreto sicurezza, legittima difesa. Tutte cose che Salvini da solo non poteva fare. Non possiamo rivedere lo stesso presidente del consiglio».

Non c’erano margini di trattativa?

«No. Aveva posto due condizioni: un premier diverso da Conte o almeno un governo politico di alto profilo, con personaggi come Cantone, Bonino, Draghi, Barca. Purtroppo invece ho visto il trio Di Maio, Fraccaro, Bonafede con l’aggiunta di qualche uomo Pd. Inaccettabile. Di Maio agli esteri poi, mi sembra inconcepibile».

Perché non restare nel Pd e cercare di migliorare le cose?

«Perché ci ho provato tante volte e a tutto c’è un limite. Questo partito continua a prendere decisioni vitali, come il ritorno al proporzionale, senza coinvolgere la base. Facendo così umilia i suoi elettori».

Ma un Richetti che esce dal Pd non è senza futuro?

«Sono della scuola di Gorrieri, che non ebbe paura a uscire dalla Dc per fondare i cristiano sociali. La mia carriera viene dopo i miei valori».

Cosa farà allora?

«Un nuovo partito insieme a Carlo Calenda. Abbiamo idee affini, ci siamo incontrati anche ieri sera. Cominceremo nelle prossime settimane a muoverci».

Parla di movimento politico o di partito a tutti gli effetti?

«Parlo di partito, senza dubbio. A dicembre cominceremo con i tesseramenti, organizzeremo subito due grandi convegni su temi importanti: sanità e scuola. Sarà un lavoro lungo e faticoso, ma anche appassionante. Ricominciare da zero qualcosa di nuovo è un’esperienza sempre affascinante».

Siete sicuri di avere da subito dei tesserati?

«Ho il telefono che mi squilla in continuazione e la mail piena. Sono persone che hanno bisogno di aria nuova, che ci chiedono di poter fare la loro parte. Cerchermo di coinvolgerli e di non deluderli. Chi non sta nè con Salvini nè con Conte, può venire da noi».

Che nome vi darete?

«Non l’abbiamo ancora deciso. Ma abbiamo già iniziato a parlare di nome e simbolo. Non vediamo l’ora di cominciare».