"I macchinari ceramici crescono Ma il caro energia strozza il settore"

Il fatturato a fine anno salirà del 5,2% attestandosi sui due miliardi di euro. Preoccupazione per il 2023. Lamberti (Acimac): "Siamo in salute, però operiamo in un contesto di filera in cui tutti hanno la febbre"

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Si avanza ma con il freno a mano tirato. E per il 2023 si addensano nubi all’orizzonte. Nonostante l’impennata dei costi dell’energia e della componentistica, le macchine per ceramiche resistono e anzi salgono in termini di fatturato del 5,2 per cento attestandosi sui due miliardi e 164 milioni di euro. Ma senza i fattori di rallentamento, la crescita sarebbe stata "florida". È quanto emerge dai pre-consuntivi elaborati dal Mecs – Centro studi Acimac illustrati dall’associazione per il 2022. Crescono rispetto all’anno scorso sia l’export che la domanda interna. Le vendite all’estero, da sempre traino del settore, raggiungeranno un giro d’affari di un miliardo e 618 milioni di euro, più 5 per cento sul 2021, ma anche il mercato italiano fa segnare un più 6% con un fatturato totale di 546 milioni di euro.

"Senza la doppia tenaglia del caro energia e dei ritardi nella componentistica – spiega il presidente di Acimac Paolo Lamberti (nella foto) – commenteremmo un anno florido sotto tutti i punti di vista, invece abbiamo una prestazione di settore ‘strozzata’, anche se comunque positiva. Le avvisaglie le avevamo notate anche un anno fa: al momento ci troviamo in una situazione generale ‘salute’, ma in un contesto di filiera dove tutti hanno la febbre". L’auspicio è che nel 2023 "la supply chain delle materie prime possa riprendere a pieno regime e che il rincaro energetico possa venire anestetizzato. Le sensazioni comunque sul 2023 non sono positive, a livello generale". Intanto peraltro il comparto segna quattro mesi di produzione assicurata nel 2023.

Gli effetti delle complicazioni si evidenziano di più per le macchine per packaging. Secondo i pre-consuntivi Ucima, guidato dal presidente Riccardo Cavanna, il settore chiuderà l’anno con 8 miliardi di euro, perdendo il 3% rispetto al record del 2021, un dato che si attesta di poco sopra il risultato del 2020 (anno della pandemia) e di poco sotto il 2019. Aumentano invece gli ordini per sette mesi di produzione garantita nel 2023.

Gianpaolo Annese