"I miei genitori sono pentiti Ora posso tornare a vivere"

Mandy a 23 anni era stata ’venduta’ e data in sposa a uno sconosciuto . Ieri è riuscita a sciogliere quell’unione: "Dio ha ascoltato le mie preghiere"

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Probabilmente grazie al suo coraggio ora la sentenza pronunciata in suo favore aiuterà altre giovani donne ad uscire per sempre dal pericoloso incubo del matrimonio combinato. E’ la prima volta infatti – o almeno così pare ‘spulciando’ tra la giurisprudenza italiana - che viene ‘sciolto’ dai giudici del tribunale civile un matrimonio forzato. Un’unione frutto di una minaccia e dell’inganno. "Finalmente Dio ha ascoltato la mia preghiera e posso tornare a vivere, a riprendere in mano la mia vita – afferma Mandeep Kaur, per tutti Mandy –Loro hanno sbagliato, si sono pentiti e hanno sofferto per quello che mi hanno fatto. Standomi lontano sono stati male e hanno capito tante cose ed ora sta andando tutto bene. Questo grazie anche all’aiuto del mio avvocato. Non credevo fosse possibile: oggi – conclude con le lacrime di gioia che rigano le guance – per me tutto questo è un sogno".

La ragazza di origini indiane ma cresciuta a Soliera attendeva da tanti anni questo momento: quello in cui i giudici hanno decretato la fine del suo più grande incubo. Un incubo iniziato nel 2017 quando la giovane Mandy fu costretta a sposare in India uno sconosciuto. A costringerla a salire sull’altare era stato in particolare il padre, con pesanti minacce che l’avevano fatta realmente temere per la propria incolumità. Anche i familiari del marito, però, avevano iniziato all’epoca a minacciarla e la giovane, con estremo coraggio, aveva sporto denuncia convinta a riprendere in mano la propria vita.

Mandy era riuscita a registrare l’audio del padre che "suggeriva al marito di tenerla in India e di bruciarle il passaporto e pure di darle fuoco", spiegò Mandy all’epoca della denuncia, sentendosi ancora ‘in colpa’ perché il papà non avrebbe approverato i leggins colorati che indossava.

"Mamma e papà, quando hanno capito che non mi sarei rassegnata alla vita che volevano per me, mi avevano detto: ‘per noi sei morta’". La giovane ha sempre confidato di soffrire tantissimo per quella separazione forzata dalla famiglia d’origine e per quelle denunce che, per proteggere se stessa, si era trovata costretta a depositare. Mandy era arrivata in Italia all’età di cinque anni e, compoiuti i 23 anni, le era stato imposto senza mezze misure di raggiungere in India colui che sarebbe diventato suo marito, incontrato direttamente all’altare. L’uomo tentò anche di violentare la ragazza che la sua famiglia aveva ‘acquistato’ per lui. Oggi quella giovane donna è il volto del coraggio e una grande speranza per le tantissime vittime di matrimoni forzati. A fare la ‘differenza’ nella lunga fase processuale anche la testimonianza di due amici di Mandy, che hanno confermato le minacce e le angherie subite nel tempo dalla giovane da parte del marito, della famiglia dell’uomo e, in primis, della sua.

Una storia a lieto fine, questa, che ricoda quella di Saman Abbas, 18enne di origine pakistana che viveva con la famiglia a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, scomparsa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. Per la Procura reggiana è stata uccisa dai familiari per essersi opposta alle nozze forzate con un cugino in patria.

Valentina Reggiani