MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Il dilemma tra bene e male nel capolavoro di Formisano

Oggi la pellicola ’L’anima in pace’ sarà proiettata al Film Festival di Nonantola. Protagonista Dora, pusher per arrotondare. Un incontro le cambia la vita.

Il dilemma tra bene e male nel capolavoro di Formisano

Il dilemma tra bene e male nel capolavoro di Formisano

‘L’anima in pace’, il pluripremiato film opera seconda del regista Ciro Formisano, sarà protagonista stasera alle 21 al Nonantola Film Festival, con la proiezione al Cinema Teatro Massimo Troisi alla presenza dello stesso Formisano, uno dei registi italiani più interessanti della sua generazione.

Protagonista è la 25enne Dora (Livia Antonelli), che lavora portando la spesa a domicilio e per arrotondare è pusher di droga per Yuri.

Proviene da una famiglia disastrata: sua madre Lia (Donatella Finocchiaro) è una donna instabile e inaffidabile e per questo i suoi fratellini gemelli sono stati affidati ad una famiglia.

I soldi messi da parte, servono per costruire una nuova vita, per potersi permettere il ritorno dei gemellini, augurandosi che la sentenza imminente possa restituirglieli.

La sua vita sembra avere una svolta con l’arrivo di Andrea, un giovane specializzando in medicina che cerca di redimerla, almeno fin quando Yuri non scoprirà il rapporto pulito e sincero dei due giovani.

Lei è regista e sceneggiatore: com’è nata l’idea del film?

"Durante il lockdown, come volontario, portavo la spesa a casa alle persone.

Con il mio gruppo c’era un’unica donna, che invece lo faceva per lavoro: era minuta ma in grado di caricare e scaricare ogni tipo di peso. Tutto è nato da questa immagine. Ho visionato oltre 70 attrici prima di trovare ‘Dora’, e Livia è andata oltre ogni mia aspettativa".

Una storia di ‘resistenza al femminile’: cosa intende? "Tutte le donne del film sono prigioniere di un mondo che cerca di braccarle, e si muovono loro malgrado in questi mondi dove ci sono barriere invisibili ma invalicabili.".

Andrea e Yuri, Dora che porta la spesa ma che fa anche la pusher: una sorta di lotta tra il ‘bene’ e il ‘male’?

"Forse a prima vista, ma come si dice, ‘non è tutto oro quello che luccica’. Lo stesso spettatore non capisce sempre quale sia il male peggiore. Andrea, ad esempio, arriva come un raggio di luce tra le crepe, vuole redimerla, ma al tempo stesso vuole cambiarla e questo non sempre è un bene".

Quale il fulcro del film?

"Al centro c’è la possibilità che Dora sente di potere cambiare l’esistenza sua e della sua famiglia e la sfrutta abbandonando le figure negative del quartiere, per ricreare un ambiente decoroso e riavere a casa i suoi fratellini.

Altro aspetto che emerge è la cosiddetta sindrome da ‘Accudimento Invertito’ che esiste tra Dora e sua madre Lia".

Dora lotta per ricostruire la sua famiglia coi gemellini, il che solleva un altro dilemma…

"Quale è il futuro migliore per questi bambini?

Riportarli a casa, nonostante tutto, o lasciarli alla famiglia affidataria garantendo loro un futuro migliore, più agiato, di benessere e istruzione?

Io stesso devo ancora darmi una risposta".