Strage di Capaci 30 anni fa, Festival della Giustizia Penale omaggia il 'metodo Falcone'

Modena, il procuratore antimafia Melillo: "Capì l’importanza dell’uso della tecnologia"

Modena, 23 maggio 2022 - Ieri mattina, al teatro San Carlo, il Festival della Giustizia Penale è terminato con un incontro sul ‘metodo Falcone’ proprio alla vigilia del trentesimo anniversario della strage di Capaci.

Sul tema è intervenuto il neo procuratore antimafia, Giovanni Melillo: "Falcone disse che il mafioso è destinato a essere sempre un passo avanti, per questo il Metodo Falcone è necessariamente complesso e ha rotto le tradizionali gerarchie della magistratura. La specializzazione del sapere del magistrato ha aperto anche ad altri saperi, come ad esempio la conoscenza delle tecnologie. Falcone ha posto per primo il tema delle banche dati, un tema cruciale".

Giovanni Melillo
Giovanni Melillo

Tra gli altri, da segnalare anche l’intervento del Presidente della Regione Stefano Bonaccini: "Abbiamo bisogno che la macchina della giustizia penale funzioni al meglio, per assicurare alla giustizia chi è necessario e contrastare l’illegalità. Dobbiamo garantire la diffusione della cultura della legalità, in regione abbiamo un protocollo unico".

Mattarella oggi alla commemorazione a Palermo

Palermo e l'Italia ricordano Giovanni Falcone a 30 anni dalla strage di Capaci in cui il giudice fu ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro da una bomba piazzata dalla mafia in autostrada. Presente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla commemorazione al Foro Italico di Palermo.

"Non si abbandonò mai alla rassegnazione o all'indifferenza ma si fece guidare senza timore dalla 'visione' che la sua Sicilia e l'intero nostro Paese si sarebbero liberati dalla proterva presenza della criminalità mafiosa. Questa 'visione' gli conferiva la determinazione per perseguire con decisione le forme subdole e spietate attraverso le quali si manifesta l'illegalità mafiosa", ha detto Mattarella, parlando a Palermo.

"Agiva non in spregio del pericolo o alla ricerca di forme ostentate di eroismo bensì nella consapevolezza che l'unico percorso possibile fosse quello che offre il tenace perseguimento della legalità, attraverso cui si realizza il riscatto morale della società civile - ha aggiunto il capo dello Stato - La fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita. Con la consapevolezza che in gioco fosse la dignità delle funzioni rivestite e la propria dignità. Coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all'arroganza della mafia", ha detto Mattarella, parlando a Palermo.

L'attentato e le vittime

Il 23 maggio di 30 anni fa, alle 17:58, al passaggio con la scorta per Capaci, 1000 kg di tritolo sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l'autostrada esplodono investendo in pieno il corteo di auto e uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Un'ora e sette minuti dopo l'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione. Francesca Morvillo, sua moglie, morirà verso le 22:00.