Modena, 24 ottobre – Dalle aggressioni ai sanitari, fino alla carenza di personale, senza dimenticare i "quattordici Oss lasciati a casa e sostituiti da sanitari forniti da un’agenzia interinale".
Ben più di un grido d’allarme è tuonato durante l’assemblea sindacale promossa dalla Cisl, ieri pomeriggio, nella sede dell’Ausl in via Giovanni Cantone: "Un’assemblea molto partecipata – conferma Gennaro Ferrara, segretario generale Cisl Fp Emilia Centrale – dove ci siamo confrontati con i lavoratori, colmi di rabbia per lo scenario che si ritrovano a vivere ogni giorno". Entrando nel dettaglio, fra i temi che preoccupano di più, si riscontra senz’altro "la carenza di professionisti sanitari, tecnici e amministrativi – continua il sindacalista – una crisi con cui ormai abbiamo a che fare da diversi anni, e che conta almeno trecento professionisti mancanti su tutta la nostra provincia: segno di una programmazione assente, che ha causato così grossi problemi di stress che oggi pesano sulle spalle dei lavoratori".
Sul capitolo aggressioni, invece, Ferrara sottolinea la necessità di "un posto di polizia nei presidi ospedalieri operativo ventiquattro ore su ventiquattro" ma anche l’urgenza "di mettere in campo veri e propri progetti: noi avevamo proposto un assistente di sala, cioè un professionista che riesca ad anticipare eventuali escalation di violenza e trovare soluzioni in questo ambito. Ma questo si fa soltanto se ci si siede a un tavolo, con un confronto tra sindacati e la stessa azienda". Schierati in prima fila, ieri pomeriggio, anche alcuni dei quattordici operatori sociosanitari "lasciati a casa lo scorso trenta settembre – spiega Alfonso Bracigliano (Cisl) – e che l’azienda non ha tenuto all’interno del proprio ambiente di lavoro nonostante abbiano i requisiti per la stabilizzazione: un forte schiaffo morale, una vera e propria beffa". Qualcuno riavvolge il nastro e racconta la propria storia: "La rabbia è tanta – racconta a denti stretti Aniello – ho fatto il tappabuchi per 36 mesi, dopo di che mi hanno salutato. Sono di Napoli, e ho lasciato famiglia e amici per venire qui: ho lavorato in prima fila durante il periodo Covid, e oggi mi ritrovo senza nulla in mano". "Mi sento beffato e questo fa male – fa eco Gaetano – ma oggi vogliamo ribadire la nostra volontà: vogliamo essere considerati, fare sentire la nostra voce su quanto abbiamo subito".