
"Ci diceva che la Chiesa deve avere le porte aperte per tutti. Quanto lo incontravo in udienza percepivo le sue doti di umanità e semplicità. Ascoltava con attenzione e aveva sempre una risposta per ogni richiesta". .
Accogliere e accompagnare. Sono queste le due parole e i due temi che, più di altri, hanno caratterizzato il pontificato di Francesco. "Ci ha ricordato sempre che la Chiesa dove avere le porte aperte a tutti e deve affiancare i cammini di ciascuno, secondo quello che ognuno può fare. ‘Accompagnare’ era uno dei verbi che ripeteva più spesso, anche quando si rivolgeva a noi", ricorda monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e vescovo di Carpi, nonché vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana e presidente del comitato nazionale per il cammino sinodale. Don Erio ha incontrato varie volte Papa Francesco, perlopiù insieme agli altri vescovi emiliani o ai responsabili della Cei, ma in un’occasione anche a tu per tu. E non possiamo dimenticare che dieci anni orsono fu proprio Papa Francesco a ‘scegliere’ don Erio (che fino allora era stato parroco nel Forlivese) e a nominarlo arcivescovo della nostra città.
Don Erio, qual è l’immagine di Papa Francesco che tiene nel cuore?
"La sua umanità e la sua semplicità sono state di grande testimonianza per tutti. Quando si veniva accolti in udienza da lui, tutto avveniva semplicemente, come se si entrasse in una casa privata. Francesco ascoltava tutti, con enorme attenzione, a volte ripeteva le domande che gli venivano rivolte per essere certo di aver compreso bene, e poi aveva una risposta e una parola per ogni richiesta. Con una memoria incredibile".
Davvero?
"Sì, pur incontrando migliaia di persone, riconosceva tutti. Più volte alla Cei ci siamo stupiti del fatto che, quando un vescovo interveniva a un’assemblea oppure a un incontro, il Papa rispondesse citando la diocesi di quel vescovo oppure rammentando un dialogo che aveva avuto con lui. Era veramente sempre sul pezzo, come si usa dire. E sempre con un profondo sguardo di fede. Io ne ho avuto esperienza diretta".
Quando è avvenuto?
"Nel maggio 2022 ho potuto avere un colloquio e un dialogo personale con lui. E gli chiesi come facesse a reagire alle critiche anche pesanti e violente che gli venivano rivolte da alcune persone o gruppi. Lui mi rispose: ‘Io prego ogni giorno per loro’. Fu per me un insegnamento profondo. i colpiva il suo essere sempre attento, perfettamente a tono. E soprattutto non faceva mai pesare il fatto di essere il Papa. Era molto informato sulle diocesi di Modena e di Carpi, mi fece domande anche dirette. E ogni tanto usciva con qualche battuta".
Per esempio?
"In uno degli ultimi incontri con lui, lo scorso agosto, mi parlò di don Mattia Ferrari (il cappellano della Ong Mediterranea, molto impegnato nel soccorso e nell’accoglienza dei migranti, ndr). Sapeva che è di Modena e mi disse, sorridendo: ‘Tuo figlio viene qui da me molte volte, entra, esce, si sente a casa qui e porta chi vuole, ma sempre persone buone’. Era molto legato a don Mattia e al suo apostolato per i migranti, i sofferenti".
L’accoglienza, intesa proprio come apertura, è stata uno dei motivi conduttori del Papato di Francesco...
"Sì, nella sua esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ ci ricorda che, come discepoli di Gesù, siamo chiamati ad accompagnare ogni persona, ciascuna con la sua vita complicata: non dobbiamo ergerci a giudici ma neppure disinteressarci e lasciare che ognuno vada dove vuole. Occorre condurre verso il Vangelo secondo i passi che ciascuno può fare e non ponendo un passo standard".
E come sarà il futuro Papa?
"Come ha detto già mesi fa il cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano, Papa Francesco ha tracciato un percorso da cui non si torna indietro. Naturalmente si tratterà di affrontare anche nuove sfide e di condurre a termine alcune prospettive avviate da Francesco, come il cammino sinodale in tutto il mondo. Certo, il nuovo Papa avrà il proprio carattere, il proprio carisma, le proprie sottolineature: in ogni caso sicuramente si tratterà di procedere, ma non di indietreggiare".