
Locali chiusi dopo la mezzanotte e movida seduta dalle 21. E’ uno dei punti cruciali dell’ultimo dpcm del Governo che stabilisce ulteriori restrizioni alla luce dell’aumento dei contagi degli ultimi giorni. Ciro Amarante ha aperto il suo locale, la birreria ‘La terza media ‘ di via Saragozza nel novembre del 2019. Il tempo di avviarla, poi è arrivato il lockdown di marzo e aprile, una vera batosta per un’attività appena nata. "C’è stata una buona ripresa a maggio e cominciavo a vedere qualche numero da agosto in poi – racconta – adesso con l’arrivo del freddo per me sarà difficile, il mio locale è piccolo, già con le limitazioni ho la capienza ridotta del 60 per cento, ora con queste ultime ulteriori restrizioni o avrò la fortuna di lavorare molto nell’arco di due ore dalle 17 alle 21 o dovrò purtroppo prendere delle decisioni".
Il titolare del pub solleva poi un’altra questione, quella dei clienti fumatori. "E un punto che non è stato chiarito – afferma – cosa succede se quattro o cinque persone sostano in piedi fuori dal locale per fumare? E’ assembramento? E poi ancora, se ho clienti che alle 21 stanno finendo una birra in piedi fuori dal locale li devo allontanare con la forza? Questa attività per me è stata un investimento oneroso e i finanziamenti ricevuti durante il lockdown sono stati quasi inesistenti. Ora questa situazione probabilmente segnerà in modo drastico il futuro di questa piccola realtà".
La ‘notte’ modenese trema di fronte alle nuove regole e soprattutto i locali del centro che contano su incassi anche dopo la mezzanotte cominciano a preaccuparsi, come ad esempio Massimo Gibertoni, titolare del Fm 23 di via Scarpa. "Noi lavoriamo tanto dopo la mezzanotte, chiudiamo all’una e mezza ma quell’ora e mezza per noi è cruciale, abbiamo clienti che raggiungono amici che sono a cena, insomma c’è un bel via vai – racconta - le restrizioni sono state fatte per un motivo sanitario più che giusto ma metterle in pratica non è facile, fare prima il cameriere poi anche il vigile e dire ad una persona che ha appena consumato ed è fuori dal locale di spostarsi non è facile". Per alcuni esercenti il divieto di sostare all’esterno può inoltre innescare l’effetto contrario favorendo assembramenti altrettanto pericolosi in zone più isolate della città. "Il rischio – prosegue Ciro Amarante – è che soprattutto i ragazzi molto giovani si ritrovino nei parchi o al Novi Sad creando assembramenti anche più grandi" . Ancora dolori in vista insomma per la movida che per forza di cose ancora una volta deve pagare un prezzo alto e le attività temono per il loro futuro. "Per me vorrà dire un ammanco di almeno del 50 per cento – calcola Fabrizio Cavani del wine bar Athenaeum di via Canalino – noi chudiamo all’una e mezzo durante i feriali e alle due e mezza durante i festivi e in quella fascia lì si lavora parecchio; ora sarà sempre più improbabile avere questo cassetto che serve per pagare utenze , dipendenti e tasse".
Emanuela Zanasi