CronacaModena, intossicati. "Il sushi è stato mal conservato"

Modena, intossicati. "Il sushi è stato mal conservato"

L’infettivologa Mussini: "Tra le ipotesi la presenza di un parassita"

L’infettivologa Mussini

L’infettivologa Mussini

Modena, 14 novembre 2018 - «Nel crudismo il rischio parassiti è implicito, ma si tratta comunque di casi rari e non è corretto fare allarmismo. Ovviamente è necessario iniziare subito le cure per debellare il parassita che, in questo caso, con molta probabilità è l’Anisakis.

Dottoressa Mussini, quindi non sono molti i casi di intossicazione alimentare di cui vi occupate…

«Sono rari, in realtà ma è indubbio come il consumo di cibo crudo sottoponga il cliente ad un maggior rischio rispetto alla degustazione di alimenti cotti. Ma, anche in questo caso, dipende da quanto il pesce o la carne sono rimasti in padella».

In che senso?

«In alcuni casi non basta scottare gli alimenti per scongiurare il rischio di parassiti. Ci sono tempi da rispettare».

Cosa può aver causato l’intossicazione in questi ragazzi?

«Dai primi accertamenti svolti pare si tratti di Anisakis: un verme non frequentissimo come la salmonella – la patologia si può contrarre, ad esempio, consumando creme o altri alimenti – ma comunque presente soprattutto nel pesce. Sono tante le tipologie di pesce interessate da questo tipo di problema e a volte si vede il verme ad occhio nudo».

Come si può scongiurare la presenza del parassita?

«Soltanto con una corretta catena del freddo. Per capirci: esistono precise norme anche europee che, per quanto riguarda appunto la conservazione del pesce, stabiliscono come sia indispensabile utilizzare l’abbattitore di temperatura. Ma il problema si pone all’origine: una volta pescato, deve essere congelato immediatamente o la formazione di parassiti è molto frequente».

Ma un normale cittadino come può tutelarsi da questi rischi?

«In nessun modo, il consumatore non può sapere in che modo la merce è stata conservata. Deve fidarsi. All’interno della propria cucina, invece, può adottare molte più accortezze».

Ad esempio?

«Ricordiamoci che anche la verdura non lavata può essere contaminata; al pari della carne cruda. Possono avere la toxoplasmosi che tutti conosciamo ma il cibo non cotto, in generale, è rischioso per svariate patologie. Ad esempio la trichinosi o trichinellosi; causata da un altro parassita che si localizza a livello intestinale. La trasmissione avviene attraverso il consumo di carne cruda per lo più di maiale. Poi, appunto, c’è la salmonellosi».

A quali conseguenze può portare invece – se confermato – l’Anisakis?

«Intanto è bene sottolineare che è la prima volta che lo vediamo; quindi non è così facile entrarvi in contatto e i sintomi sono dolori addominali e gastrici anche molto forti. Il verme si individua attraverso la gastroscopia e si può espellere direttamente oppure debellare attraverso antibiotici specifici. Si guarisce, non si muore ma c’è il rischio di perforazione ed è bene intervenire subito’.

E’ possibile che i ristoratori fossero all’oscuro della ‘contaminazione’ degli alimenti serviti?

«Si perché ovviamente il ristoratore, come il cliente stesso, si fida del distributore. Ovviamente se quest’ultimo, però, non rispetta la catena del freddo commercializza prodotti a rischio. Il segreto è solo quello: la conservazione».