La ‘Mutina Romana’ risale al 183 d.C. L’area più grande è il Novi Ark

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LA CITTÀ romana di Mutina fu fondata poco più di 2200 anni fa nel 183 a.C. Quell’epoca straordinaria ci ha consegnato (e ci consegna ancora oggi) innumerevoli testimonianze storiche. La più grande, in termini di estensione e ricchezza di reperti, è sicuramente l’area del ‘Novi Ark’, realizzata sopra l’amato-odiato parcheggio interrato a ridosso del centro. Inaugurata nel 2012, la superficie di circa 23mila metri quadrati, ha riportato alla luce numerosi reperti di età romana, sepolti sotto cinque metri di terreno alluvionale. Recuperati e ricostruiti con minuzia certosina, costituiscono oggi un vero e proprio museo all’aperto perfettamente in grado di rendere conto di come doveva essere la vita nella Mutina romana.

AL CENTRO si snoda una lunga strada romana in ciottoli di epoca augustea, in cui si notano benissimo i solchi delle ruote dei carri che la percorrevano: diretta verso Mantova, la strada si ricongiungeva alla via Emilia e poco oltre. Ai lati della strada sono visibili numerose tombe che, come da tradizione romana, si ergevano accanto alle arterie principali: sulle lapidi stanno incisi i nomi di alcuni modenesi di duemila anni fa, le cui storie sono facilmente comprensibili grazie ai cartelli esplicativi.

ALTRETTANTO celebre il monumento di Vetilia Egloge, databile al I secolo d.C., conservato nel Lapidario Romano dei Musei Civici. Vetilia era una schiava che sposò un decurione, funzionario che si occupava di amministrare la colonia (oggi equivalente al sindaco). Fu lei a fare erigere il monumento dedicato alle persone a lei più care defunte: il figlio Lucio Valerio Costante e, appunto, il marito Lucio Valerio Costante. Colpisce l’imponenza dell’ara (rinvenuta nel 2007), costruita con più blocchi di pietra calcarea che, sovrapposti, raggiungono un’altezza di oltre quattro metri.