«Le tecniche per riportarlo alla bellezza originaria esistono»

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«IL MIO AMICO Philippe Daverio parla di un’incapacità politica di gestire il restauro? Se lo dice lui, così poco incline a fare polemica, non posso che credergli. Sicuramente ha tutti gli elementi per fare esternazioni di un certo tipo e condivido, come lui, la necessità di completare un lavoro che non può restare a metà».

Anche il famoso pittore modenese Giovanni Manfredini interviene sulla questione Guercino: come noto, infatti, il dipinto rubato nel 2014 dalla chiesa di San Vincenzo, poi recuperato in Marocco e riportato in Italia, verrà esposto da sabato alla Galleria Estense. Il capolavoro, però, che ritrae la Madonna con Bambino e i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo non tornerà perfettamente integro e verrà mostrato al pubblico con i danni (alcuni buchi nella parte bassa e in quella centrale) accorsi durante il trasporto dall’Italia al Marocco. «Già questo aspetto ha dell’assurdo – sostiene Manfredini –. Com’è possibile che un’opera di tale valore sia stata rovinata in quel modo? Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ho spedito due miei dipinti a Francoforte e ho provveduto a preparare un imballo a prova di qualsiasi imprevisto. Esistono ormai strutture e soluzioni che proteggono le opere da ogni tipo di inconveniente. Per me si tratta di una leggerezza surreale».

Di chi è quindi la colpa del restauro a metà? Manfredini preferisce non puntare il dito contro nessuno, ma ribadisce: «Daverio, che conosco bene, non è uno che fa rumore per nulla. Il suo obiettivo è quello di difendere sempre e solo le opere d’arte. Evidentemente ha degli elementi che lo spingono ad affermare certe cose e io mi fido ciecamente di lui». Piuttosto, aggiunge l’artista originario di Pavullo, serve completare il restauro quanto prima: «Nella mia vita ho assistito a recuperi incredibili con danni ben più gravi. A fine anni ’90, per esempio, ebbi la fortuna di conoscere a Napoli l’equipe che stava ripulendo ‘La Flagellazione’ del Caravaggio. Ricordo che il lavoro si concentrava sullo studio dei materiali usati a quei tempi con l’intento di ricrearli perfettamente. Vidi altre opere che stavano restaurando, alcune realmente devastate, tornate poi come prima. Questo per dire – continua Manfredini – che al giorno d’oggi esistono tutte le tecniche e le competenze per riportare il Guercino alla sua bellezza originaria».

Vincenzo Malara