Locali sotto organico, camerieri introvabili "I giovani vogliono il weekend libero"

I baristi del centro alla disperata ricerca di personale: "Molti chiedono di iniziare a lavorare dopo le 8. Chi ci prova, dura una settimana"

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di Valentina Reggiani

AAA cercasi barista. Sono praticamente introvabili, così come i colleghi camerieri o i cuochi. Motivo? Tanti, nel post pandemia si sono reinventati ma, secondo i titolari dei locali, il problema è legato anche alla poca voglia di lavorare delle nuove generazioni così come al reddito di cittadinanza, che garantisce comunque un ‘gruzzoletto’ a fine mese senza dover per forza lavorare. Le richieste più diffuse dai candidati? Il lavoro part time, i week end liberi e magari l’inzio del turno non prima delle 8 la mattina. Morale della favola? Da mesi anche i titolari di bar e locali modenesi affiggono cartelli sulle vetrate con gli appelli a farsi ‘avanti’ ma, a quanto pare, pochissimi rispondono alla ‘chiamata’ oppure abbandonano dopo pochi giorni, lamentando turni di lavoro troppo lunghi oppure giornate troppo faticose. "Noi il personale lo abbiamo trovato ma siamo costretti a cambiarlo di continuo – spiega Stefano Santi, titolare del Caffè del Corso – I giovani si presentano al lavoro qualche giorno, poi spariscono. Alcuni chiedono più soldi ma dopo due anni di perdite non è possibile garantire stipendi ‘stellati’ e, soprattutto, si stancano dopo qualche giorno. Una delle dipendenti, ad esempio, è andata via per amore mentre un’altra ha trovato un lavoro più ‘semplice’. Trovare personale ‘capace’, inoltre, non è facile: insomma, in pochi mesi abbiamo cambiato cinque baristi". Clara Mangiapia del forno Verace62 spiega come il cartello per la ricerca del personale sia rimasto attaccato alla vetrata per almeno sei mesi. "Avevo bisogno di un aiuto al banco la mattina e sono passate sei o sette persone a chiedere informazioni. Quando hanno capito che la mattina è necessario iniziare a lavorare presto – commenta – non si sono più presentate. Mi chiedevano ad esempio di arrivare al lavoro non prima delle nove e di non fare pomeriggi. Altre mi hanno chiesto di poter fare solo qualche ora. Alla fine, sinceramente, ci ho rinunciato". A confermare ‘il trend’ è Andrea Vincenzi del Caffè Livre. "Secondo me il problema è il reddito di cittadinanza: perché andare a lavorare se si può guadagnare restando a casa? Il cartello lo abbiamo appeso mesi fa ma tutti quelli che si sono presentati – spiega Vincenzi – una volta ricevuto indicazioni sul lavoro si sono dileguati. Al sabato i ragazzi vogliono andare a ballare e tutti hanno chiesto la domenica a casa. Qualcuno ci ha provato, è vero ma non è andato oltre le due settimane. La verità è che i giovani non hanno voglia di lavorare: è una generazione, questa, che non ha voglia di imparare". Anche Alex Gualdi, titolare del locale Calle 9 spiega di aver cercato ‘in lungo e in largo’. "Abbiamo bisogno per i pranzi e le cene – sottolinea – e cerchiamo da sei mesi. A questo punto ne approfittiamo per fare un appello: chi ha voglia di lavorare si candidi. Abbiamo pure messo annunci sui social ma non sono serviti: questo lavoro non lo vuole più fare nessuno". Della stessa idea Nichi Melpignano della direzione del Caffè Concerto. "Sinceramente? Siamo in difficoltà. Abbiamo bisogno di almeno 25 persone tra camerieri e baristi così pure in cucina e vi posso garantire che non si trovano. Abbiamo movimentato tutti i nostri contatti eppure non è servito. I giovani preferiscono percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che andare a lavorare. Il risultato è che tutti i locali della città o quasi sono sotto organico. E’ assurdo".