
Lucia Musti
Modena, 28 luglio 2018 - Il profilo professionale di Lucia Musti «deve ritenersi prevalente» rispetto a quello di Paolo Giovagnoli, ex procuratore capo a Rimini, «avendo ella mostrato preminenti attitudini allo svolgimento dell’incarico direttivo in assegnazione nonché capacità di organizzazione del lavoro e di direzione dell’ufficio nell’esercizio della funzione giudiziaria». Lo ha sottolineato il consigliere del Csm Luca Palamara nella proposta di nomina per Musti a capo della procura di Corso Canalgrande, approvata dal plenum nei giorni scorsi: è la terza volta che il consiglio rinomina Musti e l’ultima decisione arriva dopo la pronuncia del Consiglio di Stato che aveva accolto il ricorso di uno degli altri candidati al ruolo, appunto l’ex procuratore capo di Rimini Giovagnoli.
Tra le caratteristiche di Musti evidenziate come prevalenti ci sono «la maggiore capacità di assicurare il pieno coinvolgimento e la valorizzazione dei colleghi, della dirigenza e del personale, garantendo un ‘lavoro di squadrà», ma anche «la più ampia capacità di implementare nuove tecnologie, garantendo un recupero di efficienza» e «la maggiore attitudine a perseguire l’accordo e la collaborazione con altre pubbliche amministrazioni, in vista del necessario scambio di informazioni». Sul tema di coinvolgimento e valorizzazione di colleghi, dirigenza e personale da parte di Giovagnoli, invece, osserva Palamara «sembra rimasto sostanzialmente limitato all’adozione, per il biennio 2008-2009, di un primo documento organizzativo».
Inoltre, nonostante Giovagnoli fosse procuratore e Musti aggiunto, «nello svolgimento della sua attività professionale, ella ha conseguito risultati che, sulla base dei fatti illustrati e dei dati statistici» il Csm «reputa eccellenti e, per quello che più rileva nella procedura in esame, preminenti» rispetto a quelli ottenuti da Giovagnoli nello svolgimento dell’incarico direttivo a Rimini. E se è vero che il primo «vanta una significativa esperienza nella Dda della procura di Bologna, che connota la sua capacità di coordinamento investigativo» questa è «caratterizzata, però, più sul versante dei reati di terrorismo, che su quelli di tipo mafioso, i quali connotano purtroppo l’area territoriale in cui insiste l’ufficio di Modena». Un versante in cui invece Musti aveva acquisito esperienza con indagini sui Casalesi. Il procuratore capo Musti non ha commentato la notizia della sua rinomina.