VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Alice, salma restituita ai familiari: "Avrà un degna sepoltura". Spunta un mozzicone: dna ignoto

Requisitoria del Pm, ma per la richiesta di pena bisognerà aspettare la prossima udienza. Assente Gaaloul. "Acquisite 1800 ore di filmati delle telecamere, 75 giorni di immagini 24 ore su 24" .

Mohamed Gaaloul, imputato nell’omicidio di Alice Neri

Mohamed Gaaloul, imputato nell’omicidio di Alice Neri

Sono trascorsi quasi tre anni da un delitto che ha sconvolto l’Italia: finalmente ora la famiglia della vittima, la giovane mamma di Ravarino Alice Neri potrà darle degna sepoltura. Ieri infatti, una volta dichiarata chiusa l’istruttoria dibattimentale, la presidente della corte dottoressa Ester Russo ha comunicato in aula il dissequestro dei resti della signora Alice Neri, con conseguente restituzione della salma ai familiari. "C’è grande commozione da parte dei nostri assistiti, la mamma e il fratello di Alice Neri nell’apprendere che la salma di Alice potrà finalmente tornare ai propri cari", hanno commentato al termine dell’udienza gli avvocati di parte civile Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini. Dopo di che ha preso il via la lunga requisitoria dei pm che avrebbe dovuto concludersi nel tardo pomeriggio con la richiesta della pena per l’imputato, slittata invece alla prossima udienza. Non era presente in aula l’imputato, Mohamed Gaaloul contro il quale, secondo la pubblica accusa, sono stati raccolti nel corso di lunghissime indagini numerosi indizi.

Prima della requisitoria della pubblica accusa, rappresentata dai pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara, i militari del Ris hanno chiarito in aula gli esiti delle analisi effettuate sul secondo mozzicone rinvenuto nell’auto della vittima a seguito del sopralluogo del luglio scorso, chiesto dalla difesa. Sul mozzicone, una volta ripulito è stato trovato infatti un dna ignoto: comparato con quello dell’imputato e di tutte le parti ‘coinvolte’ nel procedimento, lo stesso non avrebbe dato esito significativo. Appartiene dunque ad uno sconosciuto ma l’ipotesi è che quella sigaretta non combusta possa essere finita nell’auto della vittima in epoca successiva al delitto. Tornando alla requisitoria, il pm Natalini ha ripercorso quanto accaduto quella notte, il 17 novembre: l’arrivo di Alice alle 20 circa nel noto Smart Cafè di Concordia, l’incontro e il lungo aperitivo con il collega, Marco Cuccui, la cui posizione è stata poi archiviata, al pari di quella del marito della vittima, Nicholas Negrini: da subito entrambi sono stati ritenuti estranei ai fatti. E ancora, alle 3.40 nel piazzale del locale l’incontro con l’odierno imputato.

"Abbiamo acquisito 1800 ore di filmati delle telecamere – ha precisato il pm – che corrispondono a 75 giorni di immagini, 24 ore su 24. In questo processo il difensore ha protestato affermando che non sono state acquisite altre telecamere o tutti i dati dei targa System – ha sottolineato – ma l’assunto va capovolto. Se ammazzano qualcuno in via Emilia Centro – ha affermato – io non devo dimostrare l’alibi di tutti gli abitanti ma trovare gli elementi contro l’indagato. Non dovevamo dimostrare che qualsivoglia sconosciuto si fosse calato da nord o ovest ma dimostrare che ci sono prove contro Gaaloul circa l’omicidio".

La dottoressa Natalini ha quindi citato gli elementi a carico dell’imputato: fu l’ultima persona ad incontrare la vittima e la sua bici rimase lì per giorni, nel locale. "Da lì’ la svolta delle indagini", ha affermato in aula. E ancora tra gli elementi chiave la conferma dell’imputato, al telefono con una giornalista, di aver preso un passaggio da una donna bionda e il dna di Alice Neri sul suo borsello oltre a quello misto, di imputato e vittima sul filtro della sigaretta elettronica acquisito durante il sopralluogo sul luogo del delitto. "Quale spiegazione mi date alternativa al fatto che l’imputato si sia sbarazzato degli indumenti essendo sporchi forse di olio o sangue’", ha poi rimarcato il pm ribadendo come elemento di prova anche il fatto che Gaaloul, il 18 novembre, prima ancora del rinvenimento del corpo della vittima stesse cercando in rete informazioni circa: polizia, Concordia ma anche la successiva fuga all’estero. Dopo una breve pausa ha quindi preso parola il collega, dottor Giuseppe Amara che ha ‘ripercorso’ via via le piste alternative, sostenendo come le stesse non abbiano condotto a nulla. "Siamo di fronte ad un processo indiziario, ma dove gli indizi sono tanti e convergenti – ha affermato. Se mettete a sistema gli indizi, si va oltre ogni ragionevole dubbio".