Paolo Portoghesi, uno dei principali architetti e teorici dell’architettura, scomparso ieri a 91 anni a Calcata (Viterbo) assistito dalla moglie Giovanna Massobrio, era un amico di Modena grazie alla sua lunga collaborazione con l’artista modenese Erio Carnevali. Portoghesi, già a capo della facoltà di architettura della Statale di Milano e della Biennale di Venezia, pochi giorni fa si era collegato in video durante la presentazione del volume ’Paolo Portoghesi Fotografo’ (Gangemi editore) presso Fondazione di Modena, ultimo suo libro curato appunto da Carnevali: "Era malato da tempo – spiega l’artista modenese – e questo libro presentato a Modena è l’ultimo regalo che ci siamo fatti. Era davvero un grande: lo conoscevo da 45 anni e per me è stato davvero come un padre che si è sempre interessato al mio lavoro, alle mie mostre". Erio Carnevali non ha perso tempo e ieri era al telefono con l’assessore alla cultura Andrea Bortolamasi per vedere di ricordare anche qui Portoghesi. "Paolo – dice Carnevali – aveva realizzato libri importantissimi su Bernini, Borromini e Guarino Guarini, quest’ultimo grande architetto modenese che a Torino ha realizzato la straordinaria Cappella della Sindone di cui nel gennaio 2024 sono i quattro anni dalla nascita: occorrerebbe ristampare questo libro e raccontarne l’attività a Modena, dove Guarini è solo una strada. Inoltre si potrebbe tirare fuori dai depositi di Modena la sua Domus Sapientiae, struttura in legno e metallo alta oltre 4 metri realizzata pensando al capolavoro di Sant’Ivo alla Sapienza di Borromini. Sarebbe un giusto modo per tributarne la memoria". Portoghesi, benché non abbia realizzato molte opere, è ’presente’ da decenni a Modena. "Il nostro sodalizio iniziò – prosegue Carnevali – quando a Modena si decise di affidare a Leonardo Benevolo la realizzazione del parco Ferrari, noi per motivi urbanistici non eravamo d’accordo. Inoltre, 15 anni fa, Portoghesi e il sottoscritto vennero coinvolti nella ristrutturazione dell’ex Manifattura Tabacchi: facemmo una mostra del suo lavoro e avremmo dovuto realizzare il nuovo Conad, ma ora vedo che lì ci verrà la cittadella della giustizia".
Stefano Luppi